di Maria Claudia Conidi*
La sperimentazione farmacologica è un processo alquanto lungo e complicato, di anni. Investire nella ricerca le giuste risorse economiche è indice di civiltà di una Nazione-
Purtroppo il criterio seguito dalla ricerca è sempre e comunque guidato da indici di natura prettamente economica.
Ecco perché le malattie rare non sono curabili, non perché siano incurabili in sé, ma perché gli Stati non investono danaro nella sperimentazione di farmaci o terapie che potrebbero agire su una scala ristretta di pazienti, quelli, appunto affetti da tale tipo di patologie cosiddette”atipiche”.
Così chi nasce con un deficit patologico a scarsa diffusione, è condannato alla mancata terapia del suo male e a una vita fatta di dolorosi tentativi di sopravvivenza con conseguenziale qualità di vita assolutamente inaccettabile, sotto il profilo etico, fisico e morale.
Oggi, in un momento di emergenza di crisi sanitaria da pandemia, questo sistema dettato da regole ispirate al criterio del lucro ,ovvero per dare priorità alla proficuità della ricerca anziché alla essenzialità della stessa, mostra il suo lato più critico.
Si ricerca insomma il farmaco che funzioni per il più ampio numero di persone e non piuttosto quello che agisce su specifiche ,anche minoritarie cerchie accomunate dalla medesima mutazione morfologica ,come accade nel caso delle epidemie di natura virale-
E’ questa la c.d. ricerca di precisione ,ispirata cioè alla sperimentazione di farmaci”su misura” di fasce anche minoritarie di persone.
La ricerca italiana è purtroppo troppo lenta nelle fasi burocratiche volte alla concessione delle autorizzazioni necessarie dagli organi preposti ad avviare le sperimentazioni ,rispetto ad altri paesi, nonché a rilasciare le concessioni alla commercializzazione del farmaco approvato.
Nella prima fase si studia la sicurezza di una molecola e il suo funzionamento in relazione alla dose somministrata ,nella fase due si studia l’efficacia del principio attivo del farmaco, nella fase 3 si studia il rapporto efficacia/tossicità del farmaco che dev’essere ottimale o “virtuoso”.
Questo percorso è lungo e non di certo rema a favore della rapidità con cui un farmaco deve essere posto alla fruizione dei pazienti, specialmente in un momento di emergenza e di pandemia.
Le sperimentazioni attualmente si concentrano principalmente sull’oncologia e la immunoncologia ,sulla neurologia, l’ ematologia, sulle malattie immunitarie, mentre diminuiscono ,appunto, in ambito infettivologico, nonostante il costante allarme alla proliferazione di batteri e virus sempre più aggressivi e resistenti, come oggi il coronavirus ha dato prova di costituirne l’esempio massimo.
Ma se la ricerca è lenta e ispirata solo a criteri di proficuità economica su larga scala, l’iter per la commercializzazione dei farmaci è ancora più articolato e farraginoso.
Si vanifica così lo spirito della ricerca scientifica che è quello di salvare più vite possibili e in termini di velocizzazione degli interventi.
La tardività, in troppi casi ,è sconfitta letale.
Prova oggi lampante è ancora la lenta approvazione di farmaci che in altri paesi funzionano eccome, vedi il Giappone.
Gli antivirali usati quali antinfiammatori hanno sortito ottimi risultati terapeutici ,ma la burocrazia di cui è intessuta la nostra Italia anche nel campo della ricerca scientifica, azzera le possibilità di successo di quella che potrebbe essere una terapia possibile.
L’alternativa, di fatto, è la scarsa possibilità di sopravvivenza rimessa, nei casi più gravi, alle capacità reattive dei pazienti affetti da gravi forme di morbosità da coronavirus.
La civiltà, ancora una volta, cede il posto alla cieca priorità del Dio danaro.
Ma forse è il momento giusto per capire che prima del danaro e dell’ economia su cui ruota , c’è la vita, con tutta la sua urgenza ed importanza.
Speriamo che tutto quello che oggi sta accadendo possa servire da feroce lezione a chi deve decidere sull’uso che ogni Stato deve fare delle proprie risorse economiche, da destinare, in primis alla vita e poi ad altro ,tipo attività agonistiche, manifestazioni artistiche, tecnologia informatica, studi interplanetari che poco, anzi nulla ,hanno a che fare o vedere col pianeta Terra.
*Avvocato
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736