A partire dallo scorso fine settimana sono drasticamente diminuiti gli accessi dei pazienti nei Pronto soccorso di tutto il territorio nazionale, con punte del 30% in meno nelle regioni direttamente colpite dal virus, per scendere al 10%-15% nelle altre regioni. E' il dato reso noto dalla Società italiana di medicina di emergenza-urgenza (Simeu).
"Il calo certamente è frutto del timore del contagio diffuso fra la popolazione insieme all'osservanza delle restrizioni sulla frequentazione di luoghi affollati imposte a livello istituzionale", commenta Salvatore Manca, presidente nazionale Simeu. L'emergenza sanitaria - spiega Simeu - è gestita dove possibile con percorsi dedicati, tendenzialmente fuori dagli ambienti sanitari. In alcune regioni è stato predisposto l'allestimento di tende esterne ai dipartimenti di emergenza per un "check in pre triage" dei casi sospetti per la necessità di separare i flussi dei pazienti, dedicando spazi appositi all'emergenza coronavirus.
"Come società scientifica e come cittadini siamo a fianco di tutti i colleghi direttamente coinvolti - aggiunge Manca - e in particolare dei medici e degli infermieri del pronto soccorso di Codogno che, attenendosi alle indicazioni del Ministero della Salute e sulla base delle informazioni disponibili sui pazienti in osservazione, hanno prestato le cure necessarie e hanno identificato il primo caso di 'Sindrome respiratoria acuta grave Coronavirus 2' consentendo l'avvio di tutte le misure del caso".
"È di fondamentale importanza in questa situazione - conclude - tutelare la sicurezza dei professionisti sanitari che lavorano in prima linea, con dotazione opportuna di presidi per la protezione dal contagio, come le semimaschere filtranti antipolvere, le FFP2 e FFP3, idonee a proteggere da microorganismi veicolati da goccioline di respiro, mentre le mascherine chirurgiche, che non presentano alcun bordo di tenuta sul volto né alcun sistema filtrante per aerosol solidi e liquidi, non sono sufficienti per la tutela dei sanitari".
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