"Il Consiglio Europeo del 23 Aprile prossimo - (convocato per approvare un pacchetto di aiuti per i Paesi Europei in difficoltà economica), - sarà cruciale per tutta l'economia interna italiana, perché è basilare, che Il Presidente del Consiglio dei ministri, Prof. Giuseppe Conte rilanci in quella sede i Coronabond o Eurobond altrimenti detti, anziché far indebitare la piccola e media impresa italiana - (che sarà la più colpita dalla crisi economica post-pandemia), - con dei prestiti con tassi-capestro e con tempi risicati per restituirli!".
Cosí il Presidente dell'Associazione "Cittadini per il Cambiamento", l'imprenditore reggino, Nuccio Pizzimenti, che continua: - "Praticamente, finora il Governo, in altre parole, ha detto agli imprenditori di arrangiarsi con i prestiti delle banche, praticati con degli interessi falsamente bassi, che obbligano a restituire il capitale prestato in appena 6 anni, quindi, indebitatevi pure con le banche ha detto lo Stato! Ciò non può andare affatto bene, considerata la stagnazione economica e la mancanza di liquidità, che, provocata dal fermo forzato di ogni attività produttiva, si protrarrà per parecchio tempo, soprattutto per le piccole e medie imprese, che soffriranno di una crisi di liquidità per alcuni anni addirittura!".
"I Coronabond sono solo una parte importante, per fronteggiare tutto ciò, - prosegue - poiché sono necessari anche prestiti statali a fondo perduto, erogabili con opportuni paletti, per impedire agli imprenditori furbi, di acquisirli e poi delocalizzare all'estero l'impresa, poiché l'impresa deve rimanere assolutamente in Italia, creando: innovazione tecnologica avanzata, posti di lavoro, ricchezza per l'indotto e benefici anche per lo Stato sotto forma di una tassazione agevolata, a sostegno di questo periodo di crisi".
"I prestiti Statali a fondo perduto, devono essere al 50% a fondo perduto, il restante a tasso zero, rimborsabili in 15 anni, con garanzia dello Stato al 100%. Tutto ciò va sostenuto anche dalla sospensione degli adempimenti fiscali, solo fino alla fine dell'anno in corso, al fine di "dare ossigeno" alla piccola e media impresa italiana, messa in ginocchio dall'accumulo di enormi passivi, creatisi nel periodo di fermo forzato, nel quale non si sono prodotti introiti. L'imprenditoria italiana, onde lo Stato possa attuare questo pacchetto di misure basilari ed imprescindibili, deve fare quadrato e rifiutare a gran voce il MES, che indebita l'Italia e tutto il suo tessuto produttivo, annientandolo in poco tempo, esattamente come è successo in Grecia, anche perché l'imprenditoria italiana non crede affatto alla bufala del MES leggero, poiché il MES ha clausole-capestro, stabilite in sede Europea già anni fa, clausole che hanno consentito di spolpare la Grecia di tutto punto, quindi, l'imprenditoria italiana deve avere per parola d'ordine: No-MES!", conclude Nuccio Pizzimenti.
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