Coronavirus. Rifondazione comunista: "Vigilare su tutele dei lavoratori delle attività essenziali"

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Braccianti al lavoro
  22 marzo 2020 13:35

"Ieri sera il Presidente del Consiglio Conte ha annunciato la chiusura di tutte le attività lavorative non essenziali su tutto il territorio nazionale. Giorni fa come partito avevamo chiesto si intervenisse in merito, dati  il rischio di contagio a cui milioni di lavoratrici e lavoratori sono stati sottoposti e i numerosi casi di positività al COVID-19 riscontrati nei luoghi di lavoro.
Siamo convinti, in linea con i nostri principi costituzionali, che la salute debba essere anteposta a qualsiasi tipo di interesse. Alla fine le giuste rivendicazioni e proteste di lavoratrici e lavoratori, di organizzazioni sindacali, hanno prevalso in nome dell’interesse della comunità nazionale", lo scrivono in un nota Pino Scarpelli, Segretario Regionale e Antonio Campanella, Responsabile Regionale Lavoro

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"Esprimiamo la nostra gratitudine nei loro confronti, così come dobbiamo ringraziare quella classe lavoratrice impegnata da settimane nel fronteggiare l’emergenza, rischiando la propria salute, che sta tenendo in piedi il nostro Paese e che continuerà a lavorare nei settori considerati essenziali. Per la vicinanza che meritano, bisogna vigilare e controllare affinché vengano rispettate nei luoghi di lavoro le norme del caso e che vengano messe a disposizione di lavoratrici e lavoratori adeguate misure di protezione", si legge nel comunicato. 

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"Pensiamo, in questo senso, ai settori con i quali siamo stati in contatto in questi giorni. Medici, infermieri, operatori sanitari. Tutti quelli che, lavorano negli ospedali, nessuno escluso, chi deve garantire sorveglianza sanitaria nelle case di riposo e nelle RSA, guardie mediche, vigili del fuoco, call center, GDO e supermercati, nei quali si può intervenire, ad esempio, con opportuni vetri di protezione alle casse, misura già presa responsabilmente, tra l’altro, in alcune realtà.
Questo è quello che ci aspettiamo e chiediamo anche in Calabria.
Per quanto riguarda la fase che stiamo vivendo e quella che seguirà alla fine di questa crisi sanitaria, pensiamo che si debba rimettere al centro il tema del rilancio della sanità pubblica, in Italia e nella nostra Regione, assumendo personale, riaprendo strutture e reparti chiusi nel corso degli anni. Chiusure che non vengono meno anche in questo periodo difficile, come accaduto ai reparti di Chirurgia e Neurologia di Corigliano con conseguente accumulo tra attività ospedaliere ordinarie e riguardanti il COVID-19 a Rossano, in controtendenza rispetto a quanto si cerca di fare in Italia in merito alla diversificazione delle strutture. Il tanto osannato modello di sanità privata è fallito ed è sotto gli occhi di tutti. Così come è evidente che non è più sostenibile, economicamente e socialmente, il modello liberista. C’è bisogno - conclude la nota- di un nuovo e forte intervento pubblico, nell’interesse di  lavoratrici e lavoratori, di precari e disoccupati, e di un sostegno al reddito per quelli che non sono coperti da ammortizzatori sociali e saranno maggiormente esposti all’impatto di questa crisi".

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