Coronavirus. Troppe aziende non essenziali sarebbero aperte. Rifondazione Comunista chiede l'intervento dei prefetti calabresi

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Il simbolo del partito della Rifondazione comunista
  08 aprile 2020 18:31

Il segretario regionale Pino Scarpelli e i segretari provinciali del Partito della Rifondazione Comunista calabrese hanno scritto ai Prefetti delle cinque province della Calabria in merito alla riapertura di aziende in deroga alla sospensione delle attività non essenziali prevista dal DPCM del 22 marzo 2020.

"Il DPCM del 22 marzo ha previsto che i Prefetti siano i terminali delle comunicazioni delle aziende sul territorio ai sensi dell’art. 1 comma 1 lettera d) del DPCM medesimo (aziende non comprese nell’elenco dei codici ATECO, deroghe funzionali di filiera), delle comunicazioni delle aziende presenti sul territorio ai sensi dell’art. 1 comma 1 lettera g) del DPCM medesimo (impianti ciclo continuo) e in ultimo delle richieste delle aziende presenti sul territorio di autorizzazione ai sensi dell’art. 1 c. 1 lettera h) del DPCM medesimo (deroghe aziende strategiche). Successivamente all'intesa intercorsa tra Governo e Organizzazioni sindacali dovrebbero essere stati attivati tavoli di confronto delle Prefetture con le stesse Organizzazioni sindacali territoriali in merito all'iter istruttorio, alle verifiche ed agli eventuali provvedimenti relativi alle comunicazioni delle aziende, di cui sopra".

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"È evidente la necessità del massimo rigore nel valutare le eccezioni alle misure di contenimento varate dal Governo e si auspica si effettuino verifiche non meramente burocratiche sull'effettivo esercizio delle attività dichiarate dalle aziende con previsione del dettaglio, nel caso di riattivazione aziendale per codici Ateco marginali rispetto alle produzioni principali, della ridotta presenza dei lavoratori, sia del numero di ore settimanali lavorate, in base al peso in azienda di quello specifico codice Ateco, salvo la riconversione di produzione. Inoltre ci preme ricordare le difficoltà di approvvigionamento dei dispositivi di sicurezza per operatori sanitari e medici di base, pertanto riteniamo vadano intensificati i controlli sulla sicurezza nelle aziende la cui attività non si sia interrotta o che riaprano in base alle deroghe previste".

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"Per quanto sopra esposto, ci appare doveroso richiedere che si rendano immediatamente pubblici in ogni provincia gli elenchi delle aziende attive, ovvero ricomprese nei codici Ateco del Dpcm 22 marzo e successive modificazioni (“produzioni essenziali”) e soprattutto di quelle che nelle ultime due settimane hanno richiesto deroghe per riaprire. Tale richiesta consentirebbe che i Sindaci, le Asl e tutti i soggetti interessati siano informati tempestivamente su ciascun territorio dei flussi e degli spostamenti delle persone per le produzioni essenziali e per le deroghe concesse. Chiediamo che, per quanto nelle Vostre competenze, si effettuino controlli massicci su tutte le produzioni attive, interessando Ispettorati del lavoro, Sindaci, ASL, forze dell'ordine per controlli a tappeto per fermare le produzioni non essenziali".

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"Consapevoli del Vostro impegno nell'esercizio delle misure eccezionali che l'emergenza comporta, sottolineiamo quanto sia fondamentale mappare e ridurre il movimento di migliaia di lavoratori che tutti i giorni sono obbligati a muoversi per garantire le esigenze vitali di noi tutti e probabilmente anche di troppe produzioni che potrebbero risultare assolutamente non indispensabili. Un numero davvero esagerato di lavoratori impegnati in spostamenti quotidiani rischierebbe di compromettere le misure di distanziamento sociale e contenimento della diffusione del virus". 

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