Coronavirus. William, studente catanzarese in Lombardia: “Non farci tornare a casa nostra non è la soluzione”
William Piterà Quattromani
25 febbraio 2020 08:06
Saluto tutti i lettori,
mi chiamo William e sono un ragazzo calabrese, precisamente di Catanzaro, che vive in Lombardia per studio universitario.
Scrivo questa lettera per informare tutti coloro che sono nel panico, che hanno dato il via alla corsa per le scorte per la fine del mondo e che continuano a credere, sostenere e divulgare informazioni sbagliate, oltre che instaurare una nuova forma di intolleranza: MANTENETE LA CALMA.
Siamo nel 2020 e quindi ben distanti dalle epidemie di peste narrate da Alessandro Manzoni ne “ I Promessi Sposi “, anche se i comportamenti assunti dai più sembrano proprio quelli. Noi residenti in Lombardia (ed in Veneto, Piemonte ecc) che nelle ultime ore stiamo valutando e decidendo di tornare dai nostri cari non siamo il Renzo della situazione, cioè incuranti del fatto che potremmo aver contratto il coronavirus (anche senza evidenziare alcun sintomo), anzi siamo ben disposti a sottoporci a controlli e a rimanere in quarantena preventiva per evitare la diffusione (anche nel caso in cui i controlli possano dare esito negativo).
E’ una situazione particolare e la mala-informazione non aiuta; sì proprio quella che sta dilagando tra gruppi Whatsapp e stati Facebook da parte di uomini e donne che per paura consultano siti farlocchi e persone poco o per nulla specializzate. Diffidate dal consiglio dell’amico dell’amico, ma consultate siti e persone competenti. Mettiamo dei paletti: il coronavirus non è mortale in tutti i casi, anzi per la precisione è stimato che solo il 2% dei contagiati è andato incontro a questa fine, ma nella maggior parte si è parlato di anziani con problemi pregressi, dalla polmonite a malattie oncologiche.
Ma allora il 98% dei casi guarisce? Si. Dovete proprio creare psicosi in città (già martoriata dai suoi problemi)? Girano già da poche ore video di razzismo nei confronti di persone di nazionalità orientale e non solo: verso i vostri amici, vicini e colleghi. Volete i VERI dati alla mano? Allora armatevi di connessione internet, cercate una bellissima pagina chiamata who.int, cioè World Health Organization (Organizzazione Mondiale della sanità), questo sito riporta tutte le informazioni sul coronavirus di cui avete bisogno (link alle maggiori domande https://www.who.int/news-room/q-a-detail/q-a-coronaviruses).
Adesso da cittadino chiedo alle organizzazioni sanitarie di essere operative come si dovrebbe, ma soprattutto chiedo a coloro che non hanno motivo per essere allarmate a non iniziare a farsi trasportare da mal consiglio. E’ giusto che giornali e telegiornali ne parlino ogni giorno, ma non dovete immedesimarvi in un film apocalittico, in cui il primo pensiero è prender d’assalto i supermercati per rifornire la dispensa per almeno 15 anni, munirsi di mascherine ed Amuchina e intasare un centralino che non vi serve a niente se non mostrate sintomi. Vorrei farvi riflettere su un po’ di cose:
- Non credo che abbiate educato i vostri figli a starnutire in faccia alle persone;
- Non credo che dopo aver fatto un giro su mezzi pubblici il catanzarese medio vada a infilare le mani nell’illustrissimo Morzello;
- Non credo che qualcuno con sintomi di febbre sia propenso ad uscire e contagiare tutti.
Ora passiamo all’argomento che più preme:
“Ma questi che scendono non se ne possono rimanere al nord?”. Da diretto interessato rispondo così: come la mettereste se vostro figlio/a fosse da solo, in una stanza/appartamento con un frigo semivuoto perché i supermercati sono colmi di persone, con un rischio REALE di contrarre il dannato virus, non come nella nostra amata Calabria in cui il numero di casi è pari al numero di squadre calabresi in Serie A (spoiler: 0);
“Ah ma potete farvela spedire”. Facciamo finta che sia così ovunque al Nord (non è sempre vero, ma mettiamola così). E poi? La vita sociale è preventivamente bloccata, cioè niente università né biblioteche né cinema... Siamo soli a 1200km dalla famiglia, a guardare notiziari che dicono sempre le stesse cose con numeri maggiorati.
“Potete studiare da casa, col computer”. Si è vero, è quel che faremo, ma che differenza c’è se lo facciamo chiusi in casa al nord (rischiano di impazzire) e farlo in casa al sud, con la certezza di avere l’affetto dei cari, aver ricevuto controlli sia in aeroporto (a Milano ovviamente perché a Lamezia sembrano un po’ in ritardo) che dal proprio medico di base, nonché dai servizi messi a disposizione dal proprio comune?
La soluzione, cari concittadini, non è bloccare autobus, aerei e treni per non farci tornare a casa nostra, quella che sentiamo veramente casa nostra. Tutto parte dal singolo, che si spera sia abbastanza intelligente da informarsi e rivolgersi veramente a chi di dovere prima di partire subito dopo esser arrivato. Se siamo andati a viene da soli a 18/19 anni vuol dire che siamo responsabili e diligenti e che faremo di tutto per dimostrarvi la nostra buona salute e le nostre intenzioni a sconfiggere il virus, ma non farlo da soli.
In questi giorni nulla vi vieta di farvi una passeggiata, nel caso dei miei concittadini al Parco dell’Agraria, a prendere un po’ di ossigeno, mostrare solidarietà e mantenere le buone norme dell’educazione. Dimostriamo prima a noi stessi che a gli altri come in Calabria si viva civilmente. Ragionate prima di commetter azioni razziste, spinte da ignoranza e giudizi sbagliati. La vita, le amicizie, l’economia e l’istruzione devono continuare ad andare avanti.
Un Saluto.
William, un fuorisede come tanti