Corruzione a San Vito per il parco eolico: accuse archiviate per Aloisio, sindaco di San Sostene

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Luigi Aloisio
  04 dicembre 2020 02:01

di EDOARDO CORASANITI

Finisce con un’archiviazione la vicenda di giudiziaria piombata su Luigi Aloisio, sindaco di San Sostene, legale della Elettrostudio Energia s.r.l., indagato in un’inchiesta di corruzione sul Parco eolico di San Vito sullo ionio, nel Catanzarese. 

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Da quanto ricostruito dalla Procura guidata da Nicola Gratteri, il principale elemento del quadro indiziario sarebbe stato Alessandro Doria, ormai ex primo cittadino di San Vito, accusato di istigazione alla corruzione e corruzione per l’esercizio della funzione. Mentre Aloisio è colui che si reca dai carabinieri e denuncia Doria, accusandolo di aver chiesto una tangente per adottare una delibera con la quale la società rappresentata dell’avvocato avrebbe potuto svolgere dei lavori. 

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 Aloisio, difeso dall’avvocato Vincenzo Ioppoli, finisce nel registro degli indagati come atto dovuto. 

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Ad aprile il Gip infatti scriveva di un “equivoco ruolo di Aloisio (che potrebbe anche aver assunto la veste di originario ideatore della proposta illecita, e quindi di istigatore dell’istigatore)”. 

Dubbi fugati, ambiguità venite meno e posizione completamente chiarita, tanto da spingere il pubblico ministero Graziella Viscomi a chiedere l’archiviazione di Aloisio al Gip. Lette le carte e le ragioni della richiesta, il giudice conferma e sottoscrive l’estraneità dalle accuse del sindaco Aloisio.

L’INDAGINE- La vicenda ruota intorno alla realizzazione del Parco Eolico nel Comune guidato precedentemente da Doria. Quest’ultimo avrebbe richiesto, tramite Aloisio, la somma di  5 mila euro ai dirigenti della società “Parco Eolico di S. Vito S.r.l.”, incaricata della realizzazione del parco eolico, per portare all’ordine del giorno del Consiglio Comunale del centro sanvitese lo svincolo demaniale degli “usi civici”, provvedimento necessario per il completamento del progetto, avviato nel 2002.

Ad aprile scorso Doria viene inizialmente posto agli arresti domiciliari per poi passare all’obbligo di dimora.

Dopo pochi giorni la maggioranza dei consiglieri comunali si dimettono e il Comune viene commissariato.

 

 

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