Corte dei Conti, in Calabria è record di certificati di inidoneità per i medici

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Corte dei Conti
  28 febbraio 2025 16:13

Tra le criticità emerse dalla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti della Calabria spicca il fenomeno dell’assegnazione del personale sanitario e parasanitario a mansioni diverse da quelle per cui sono stati assunti. A riferirne è la relazione del procuratore regionale della Corte dei Conti, Romeo Ermenegildo Palma, parlando di fenomeno che “ha avuto una eco mediatica di rilievo nazionale”, e citando un’inchiesta giornalistica nella quale “è stato messo in rilievo il fenomeno dello straordinario numero di certificati di inidoneità rilasciati al personale medico e paramedico – con un valore percentuale almeno doppio rispetto a quello delle altre regioni italiane – comportanti prescrizioni limitative e/o adibizione dello stesso personale a mansioni e compiti diversi, rispetto a quelli esigibili in ragione dell’inquadramento professionale e per i quali erano stati assunti. Lo stesso presidente della Regione, commissario per la sanità ha dichiarato – prosegue la relazione – che in taluni casi il personale medico non tocca un bisturi da 15 anni, in quanto considerato per tutto questo lasso di tempo inidoneo alle mansioni; in altri casi, al fine di effettuare l’erogazione di taluni controlli su specifiche apparecchiature tecnologiche (peacemakers) e più in generale, per garantire il funzionamento dei servizi come quelli di pronto soccorso, di emergenza-urgenza o interventi come quelli chirurgici, si è reso necessario assumere personale medico di altre nazioni, per carenza di personale qualificato”.

Per la Procura regionale della Corte dei Conti, infine, “il fenomeno dell’adibizione del personale medico e paramedico a mansioni diverse, rispetto a quelle esigibili in ragione dell’inquadramento e del profilo professionale effettivamente posseduto, interseca un ulteriore profilo di illecito – mediaticamente sintetizzato nella locuzione ‘sanitari imboscati’ – e causa di notevoli criticità nella garanzia dei servizi sanitari pubblici ai pazienti calabresi, con la conseguente compromissione della esigenza di garantire la qualità ed i livelli quantitativi di erogazione delle prestazioni e dell’esigenza di dare attuazione al principio costituzionale del ‘buon andamento’ dell’attività amministrativa”.

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