Corto di Muccino. L'avvocato Foresta: "Banale e affrettato. La Calabria è un’altra cosa"

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images Corto di Muccino. L'avvocato Foresta: "Banale e affrettato. La Calabria è un’altra cosa"
Felice Foresta
  22 ottobre 2020 10:49

di FELICE FORESTA*

Per fortuna c’è la Calabria vera. Quella che ti parla anche con il silenzio, e non con i dialoghi banali e affettati di due innamorati di Peynet. Quella meno dolciastra e più autentica.

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Quella meno stucchevole e più sincera. Quella dove non si sbagliano i congiuntivi (dove vuoi che ti porti, e non “dove vuoi che ti porto”, come dice Bova). Quella con sontuose catene montuose (coprono appena il 42% del nostro territorio, e in questo corto nemmeno viste di profilo o sfiorate in lontananza). Quella dove, in piena estate, le arance e i mandarini non sono frutti, ma fiore. Dove le piazze non rimangono anonime (quelle che si vedono avrebbero potuto essere benissimo in Puglia). Dove conosci la sua gente senza dover declinare il suo idioma (che deborda nel siciliano) con forzate inflessioni (cfr. soppresssssata).

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Perché ogni calabrese ha il suo codice verbale e il suo linguaggio, che non è finzione ma addizione di uomini e luoghi. E quella di cui cogli l’identità tra le sfumature, i contrasti, le bellezze e le asprezze, dal vivo, e non su un set da Mulino Bianco. A noi, però, piacciono le nepitelle, le scalille e le nacatole. Non le macine. Muccino sarà  pure un grande regista. Forse, anzi certamente, non ha visto “Aspromonte, la terra degli ultimi” di Mimmo Calopresti. E certamente non ha letto Gioacchino Criaco. La Calabria è un’altra cosa. E devi viverla (o, quanto meno, averla vissuta) per raccontarla. Anche in uno short film. Che per capirla, e farla capire agli altri, è ancora più difficile.

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*Avvocato

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