Covid Calabria. Restano in sovraccarico i reparti di area medica: per il colore decisivi Rt e focolai

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  27 aprile 2021 19:10

di GABRIELE RUBINO

La Calabria attende il consueto monitoraggio settimanale del venerdì. Il giorno in cui si decide la fascia colorata delle regioni a cui segue l’ordinanza del ministro della Salute che fa scattare le misure dal lunedì successivo. In zona arancione si trovano, oltre alla Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia e Valle d’Aosta e se la Sardegna è in zona rossa, il resto d’Italia è in giallo con le riaperture scattate lunedì 26 aprile.

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I REPARTI DI AREA MEDICA RESTANO IN SOVRACCARICO, CALA LA PRESSIONE SULLE TERAPIE INTENSIVE- Già oggi, alcuni dei dati (sono 21 gli indicatori esaminati) che saranno analizzati dalla Cabina di regia venerdì prossimo sono conoscibili. Infatti, le percentuali di occupazione dei posti letto di area medica e di terapia intensiva sono quelle del martedì della settimana di riferimento. A differenza dell’ultimo monitoraggio non risultano più in sovraccarico le Terapie intensive, occupate da pazienti Covid al 29% (la soglia critica è al 30%). Invece, restano ingolfati i reparti di area medica con un’occupazione del 49% (in questo caso la soglia critica è al 40%). I due parametri rientrano in quella che i tecnici chiamano ‘valutazione di impatto’. Da alcune settimane, la classificazione di questi dati calabresi è negativa, infatti viene attribuita la fascia ‘alta’ (la scala comprende ‘bassa’ e ‘moderata’).

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COME SI STABILISCE LA CLASSIFICAZIONE DEL RISCHIO, DA SETTIMANA 'ALTA' IN CALABRIA E CHE IMPEDISCE IL PASSAGGIO IN GIALLO- Non è ancora detto che questo giudizio venga confermato perché oltre alla saturazione delle strutture ospedaliere il monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità comprende altri due criteri. Uno è la presenza di casi positivi di età superiore ai 50 anni negli ultimi 5 giorni (in questo caso è certo pressoché in tutte le regioni) e il secondo, quello più pesante, l’individuazione di focolai negli ultimi 7 giorni all’interno di Rsa, case di riposo e ospedali. Se ci fosse questa evidenza, al netto del calo della pressione sulle Terapie Intensive, la ‘valutazione di impatto’ resterebbe ‘alta’. La ‘valutazione di impatto’ concorre con la ‘valutazione della probabilità’ alla classificazione complessiva del rischio (anche in questo caso vale la scala da ‘bassa’ ad ‘alta’). A sua volta il rischio ‘in combinazione’ con lo scenario di trasmissibilità, da un punto di vista normativo, assegnano i colori. La Calabria da tempo ha uno scenario di trasmissibilità di tipo 1 (si arriva fino al tipo 4 a seconda della gravità della diffusione dell’epidemia), ossia da zona gialla ma è stata ‘penalizzata’ appunto dalla classificazione complessiva del rischio, che da due settimane è appunto ‘alta’ e questo tecnicamente impedisce il passaggio nella fascia con meno restrizioni. Da qui l’attribuzione della fascia arancione. Dunque, rilevante sarà la ‘valutazione della probabilità’, che nell’ultimo monitoraggio era valutata ‘moderata’. Gli indicatori che pesano in quest’area sono l’Rt puntuale (che deve essere inferiore a 1, la scorsa settimana quello calabrese era a 1,03) e il trend complessivo dei focolai. Nella settimana precedente ne sono stati censiti 31 nuovi. Gli altri parametri sotto esame sono i trend dei casi cumulativi degli ultimi quattordici giorni (da bollettini giornalieri) e dei casi per data di diagnosi e inizio sintomi su base settimanale (in questo caso dal flusso della sorveglianza integrata dell’ISS). Se la 'valutazione della probabilità' calerà a 'bassa', anche con una 'valutazione di impatto' alta, la classificazione del rischio sarà 'moderata' e con la conferma dello scenario di tipo 1 sarà possibile il passaggio in area gialla. 

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LE DIFFICOLTA' SUL TRACCIAMENTO- La Calabria 'sconta' indicatori non proprio entusiasmanti sulla resilienza territoriale. L'indicatore che rappresenta per quanti casi positivi  si sia fatta una regolare indagine epidemiologica si ferma ad appena l'82,8%, il valore più basso in Italia assieme alla Sardegna. La soglia minima è fissata al 90%. Inoltre, sempre dai dati dell'ultimo monitoraggio, i casi non riconducibili a catene di trasmissione note sono stati ben 531. Plastica dimostrazione di come il tracciamento sia da tempo collassato. 

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