Covid e mondo del lavoro. Donatella Argirò: "Riprogettare la performance organizzativa"

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Donatella Argirò
  25 gennaio 2021 23:42

*di DONATELLA ARGIRO'

"Prevedere il futuro del lavoro è già alquanto difficile, poi la pandemia COVID-19 ha reso ogni tipo di analisi ancora più difficile. Nonostante nessuno possa immaginare quale sarà il futuro, ci sono delle costanti: l’organizzazione del lavoro, che è la cosa più importante, e la risposta dei lavoratori. Alla base di ogni progetto organizzativo occorre la capacità di chi è preposto a tale compito di saper coinvolgere i lavoratori al senso di appartenenza dell’unità funzionale, creando le condizioni affinché i dipendenti stessi si sentano rispettati e trattati in modo equo, e questo può costituire il volano per le prestazioni lavorative. Ma come possono le strutture organizzative favorire il senso di appartenenza?"

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"Devono profondere tutte le loro azioni e i loro sforzi per far sì che i dipendenti portino con loro il proprio “sé” più autentico, nonostante i loro problemi e le difficoltà personali e familiari, al fine di trovare nel loro mondo, circoscritto dal lavoro, quello che gli inglesi chiamano “comfort”, che non corrisponde affatto alla parola italiana “conforto”, ma sta a significare la sensazione di sentirsi a proprio agio, per poter quindi esprimere le loro potenzialità produttive.
È importante, altresì, che i dipendenti sentano di svolgere un lavoro significativo, nell’ambito della struttura di appartenenza e che venga facilitata la connessione fra le persone che lavorano verso gli stessi obiettivi produttivi ben individuati."

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"Obiettivi che possono essere meglio perseguiti se i lavoratori vengono sapientemente coinvolti e motivati, ma sopra tutto se essi si sentono importanti e se vengono apprezzati nel modo in cui conferiscono il loro apporto lavorativo. Tanto più il “management” ha l’attitudine e la capacità di realizzare queste rappresentazioni, tanto migliore sarà l’allineamento tra gli obiettivi individuali e le prestazioni. Le aziende produttive e non, che promuovono la così detta “cultura dell’appartenenza”, hanno maggiore probabilità di ottenere migliori prestazioni, di migliorare quindi la produttività e di perseguire i fini economici. Ovviamente, oltre all’innovazione della tecnologia produttiva, imprescindibilmente necessaria d’ora in poi, va assolutamente riprogettata la performance organizzativa, al fine di migliorare il benessere dei lavoratori."

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"Naturalmente bisogna tenere conto anche delle preoccupazioni che il dipendente porta con sé sia in merito alla propria sicurezza fisica che a quella economica, e delle sue tutele sindacali, che vanno ad ogni modo salvaguardate. Ogni sforzo deve, inoltre, focalizzare l’individuo “nel lavoro” e non l’individuo “al lavoro”, al fine di evitare quanto più estremamente possibile lo stress ed il logoramento psico-fisico che porta a quello che gli inglesi definiscono il “burnout”, e questo influisce conseguenzialmente in maniera negativa sulla fidelizzazione del dipendente. Naturalmente quei dipendenti che possono svolgere il loro lavoro da casa, attraverso il “remote”, hanno più possibilità nel “marinating in stress”, a fugare lo stress. Rimane, tuttavia, per tutti, l’incertezza sul lavoro, dopo la crisi pandemica, che potrebbe portare alla riluttanza a prendersi il tempo libero, e questo potrebbe re-influire sullo stress."

*giornalista, psicologa e psicoterapeuta

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