di SAVERIO PALERMO
Ho fama di essere tollerante. Così mi definiscono amici e conoscenti. Capace di comprendere le altrui posizioni, accettare differenze di pensiero ; senza necessariamente condividerle. Stento ad esserlo quando si parla di vaccini, anti Covid 19 in particolare.
E’ ragionevolmente certo, sulla base di accertate evidenze scientifiche ,che essi sono unica arma efficace, oltre le conosciute norme di comportamento, nel contrastare, se non i contagi, almeno l’evoluzione della malattia. E’ altresì evidente che ciò è alla base dell’accettazione del rischio calcolato, che permette di riaprire ad una controllata vita sociale , al convivere con un nemico non ancora sconfitto, di ridurre, se non eliminare, il rischio di una ulteriore crisi economica dalle conseguenze prevedibilmente disastrose.
Pur nella possibilità di effetti collaterali, statisticamente tanto esigui da considerarsi prossimi allo zero, la necessità di vaccinazione risulta ineludibile ed indispensabile, soprattutto per operatori che abbiano necessariamente contatti con utenza cui potenzialmente generare rischio.
Ma un’altra opposizione, più subdola e sottile, viene sollevata da coloro che ritengono la costrizione una coercizione del principio della libertà individuale. Posizione ideologicamente comprensibile, se non si considerasse, questa, certamente dannosa per altri. In un Paese civile la libertà individuale si esaurisce allorquando mette in discussione quella altrui.
In un romanzo di larga diffusione si racconta del l’incriminazione per “strage” di un individuo deciso al suicidio . Procurato mediante saturazione di gas nel proprio appartamento, era stato sventato dalle forze dell’ordine allertate ; appena in tempo ad evitare una deflagrazione che avrebbe coinvolto l’intero condominio. Non sono esperto di Procedura Penale, non posso affermare che dal punto di vista procedurale potesse essere giustificata simile contestazione di reato. Certo è che un atto , esercitato per pur discutibile diritto di autodeterminazione, sarebbe stato capace di provocare danno a quanti nessun interesse e tanto meno volontà avevano di incorrere nelle conseguenze da questo derivate.
Esempio paradossale, fors’anche grottesco, ma che, a mio giudizio, ben si calza nella rappresentazione ed esemplificazione del concetto in discussione.
Vengono poi denunciate le possibili ripercussioni economiche , indotte dalle nuove regole imposte, per esercizi commerciali ; in particolare, la riduzione “quantitativa” delle loro attività. Vorrei chiedere : è preferibile una parziale temporanea riduzione dei ricavi, comunque sufficienti a garantire il minimo necessario per sopravvivenza, o rischiare una diffusione rapida della pandemia con conseguente ritorno a chiusure totali. Mi sembra si difetti di logica e buon senso. Né ormai è accettabile il demagogico richiamo al senso di responsabilità individuale a garantire il rispetto delle necessarie procedure di sicurezza : alla luce di quanto accade quotidianamente negli stadi, nelle piazze ,nei locali , risulta utopia solo immaginarlo. Alla fine Draghi ha deciso, esercitando il potere responsabile connesso al suo mandato. Norme per alcuni impopolari , forse perchè limitanti regole e gratificazioni di mercato, forse perché impegnative da mettere in pratica, o, piuttosto, per sostenere un dubbio esercizio di ideologia ; di poca convinzione se, come il boom di vaccinazioni richieste mette in evidenza , presto posposto e sacrificato al desiderio di pizza , di un’estiva convivialità, di una serata liberatoria di movida.”
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