Quando tuo figlio di quattordici anni, vaccinato si ammala di covid piangi tutte le lacrime del mondo perché non sei stata in grado di proteggerlo da un virus subdolo, nonostante tutta l'attenzione maniacale della quale sei stata capace.
Senti la terra mancarti sotto i piedi….sai che nulla sarà più lo stesso.
Poi ti risollevi e cominci a telefonare, speranzosa nella società iper/super tecnologica, per capire se la procedura anticovid sia stata attivata. Certa che, dopo due anni di pandemia e di stato di emergenza prorogato, tutto si attivi automaticamente, come quando scatta un allarme e tutto si attiva senza parole. Così la farmacia comunica la tua nuova posizione medica e tu, nella tua più totale ingenuità, immagini che sulla tua casa giunga magnanimo l'ala protettrice dello Stato o meglio del Sistema Sanitario Nazionale.
Proprio nello stesso modo in cui si attiva, senza dire nulla, la meravigliosa catena di solidarietà e di conforto degli amici che si mettono a disposizione per sostituire letteralmente quell'ala della quale non abbiamo visto neppure l'ombra. Cominci a pensare che siano morti tutti….quelli dell'ASP, i vigili...
L'unica signora gentile che risponde sempre è quella della Sieco, che è sinceramente dispiaciuta ma non può fare nulla se prima non riceve la comunicazione dal comando dei vigili, ergo: ti devi tenere la spazzatura-covid in casa a futura memoria di una vicenda che non doveva andare così.
Continui a ripetere a te stessa che non può essere e continui a rimbalzare da un numero telefonico all'altro. Un rimpallo dove la parola d'ordine è "signora non siamo noi a dover…"
Mi sento improvvisamente una cretina che cerca solo una conferma, la conferma di essere entrata in quel benedettissimo Sistema operativo anticovid. Perché la nostra famiglia è fortunata, mio marito è medico...quindi siamo seguiti, monitorati, igienizzati, isolati. Abbiamo messo in atto tutto quello che c'era da fare….pedissequamente. Da normali cittadini di buon senso che pagano le tasse, che rispettano le regole, che spiegano ai propri figli che la convivenza è fatta di rispetto solidarietà condivisione.
E mi vengono in mente tutte quelle famiglie e tutte le persone sole, per le quali non c'è nessuno che li sostenga in questa battaglia non solo medica ma anche sociale. Indicazioni, norme, ordinanze che cambiano dal giorno alla notte...chi deve certificare cosa e chi deve comunicare cosa.
Il sistema già compromesso è crollato, le famiglie sono abbandonate al loro destino mentre i contagi aumentano.
E i genitori contrari alla Dad chiedono e ottengono che i nostri figli tornino a scuola.
Lettera firmata
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