di VALENTINA FALSETTA
La storia di cui sono venuta a conoscenza in questi giorni si svolge in un comune della provincia di Catanzaro. In sostanza, una mamma mi racconta del figlio rimasto a casa per l’avvenuta segnalazione, impossibilitato a seguire le lezioni da casa perché la scuola non eroga ancora il servizio della didattica online, e del tampone che avrebbero dovuto eseguire una volta richiesto dal pediatra, cercando poi, portata all’estremo, soluzioni alternative e quindi eseguire lo stesso tampone presso il Policlinico di Germaneto.
Con indignazione mi spiega anche che quel che dovrebbe essere garantito in base ad un programma nazionale qui si deve raggiungere tramite escamotage o ricorso “all’amico di” andando ad alimentare poi quella rovinosa catena che da anni governa la nostra regione.
L’iter specifico, che dovrebbe essere seguito in caso di presunta positività al Covid per un bambino, è chiaro: il pediatra di famiglia, valutato il caso, decide se richiedere il tampone e lo comunica al Dipartimento di prevenzione che - cito il sito del Ministero della salute - “provvede all’esecuzione del test diagnostico”.
Apprendo anche che il caso del comune in questione non è l’unico, invero circolano su Facebook miriadi di storie simili a questa. E così le procedure stabilite dal Ministero rimangono, in Calabria, lettera morta.
Una volta segnalata la necessità di eseguire il tampone al Dipartimento, quel che succede è una catena di abbandono, del bambino e della famiglia: non solo il tampone non viene eseguito, l’unica risposta data dai numeri verdi è quella di “attendere” 14 giorni a casa e “se nel caso non dovessimo farci sentire entro questo periodo, allora basta il certificato del pediatra per il ritorno a scuola del bambino”, quest’ultimo nel frattempo, come accade in molte scuole in regione non può usufruire della didattica online.
E dunque a chi addossare la colpa dello stallo calabrese? Del diritto all’istruzione negato? All’elefantiasi della pubblica amministrazione o all’inefficienza delle scuole che - per un motivo o per un altro - non riescono a garantire, al bambino in quarantena, il diritto di seguire il programma didattico al pari degli altri compagni? Sembra, ad oggi, che l’unico punto ferma sia l’incuria dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e problemi senza una soluzione valida e concreta.
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