Crisi della città di Catanzaro: l’analisi e la ricetta di Eugenio Attanasio (Cineteca Calabria)

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images Crisi della città di Catanzaro: l’analisi e la ricetta di Eugenio Attanasio (Cineteca Calabria)
Eugenio Attanasio
  23 novembre 2021 07:18

La città dell’Istmo

“Una certa agitazione ha suscitato nei catanzaresi la decisione di Roberto Occhiuto di nominare  un assessore con delega alle Azioni di sviluppo per la città Metropolitana di Reggio Calabria”.  Lo afferma Eugenio Attanasio, presidente della Cineteca della Calabria. 

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Come sappiamo la riforma degli enti locali introdotta con la legge 56 del 2014 ha ridefinito l'ordinamento delle province ed istituito le città metropolitane. Poiché il dibattito sulla istituzione della città metropolitana di Reggio Calabria appartiene al passato, preoccupati del ridimesionamento del ruolo della città di Catanzaro , qualcuno  ha parlato anche della necessità di approvare una legge speciale per Catanzaro capoluogo. Possibile ma forse improbabile in una Regione Calabria a  chiara trazione cosentina. Improvvisamente ci si accorge di quanto sia diminuito il ruolo di Catanzaro all’interno della politica regionale, partito sin dal 1993 con la tripartizione della grande provincia di Catanzaro, quando divento’la terza provincia della Calabria, sulla spinta delle istanze separatiste di Crotone e Vibo Valentia. Sono lontani i tempi e  gli slogan di inizio anni’70 “ Capoluogo e serie A” che sottolineavano l’ingresso della città dei tre colli nel gotha del calcio, e nella politica nazionale, oggi che il  Catanzaro si barcamena dignitosamente in un campionato di serie C,  mentre da quattro legislature non riesce piu’ ad affermare un catanzarese alla guida della Regione: la metafora calcistica funziona sempre!”. 

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La città vive una doppia crisi, in parte congiunturale, in parte dovuta al fatto di non essersi saputa ritagliare un nuovo ruolo, alla luce del cambiamento delle dinamiche amministrative, non avendo puntato concretamente su nuovi assi di sviluppo, come altre città della Calabria che invece hanno saputo piu’ efficamenterilanciarsi. Inevitabile e anche un po' troppo scontata la riflessione sulla “classe politica catanzarese” certamente inefficace e priva di una visione nel progetto di  concepire una  nuova città, ma anche espressione degli umori di una popolazione politicamente   moderata fino al paludamento, poco incline ai cambiamenti. Oggi ci sarebbe bisogno veramente di una piccola rivoluzione culturale per capire che la città ha bisogno di invertire questo trend negativo, da trent’anni a questa parte. Secondo i dati degli ultimi censimenti siamo passato da 100.000 abitanti nel 1981 a 89.000 nel 2011, indice evidente di un malessere e di una crisi che ha portato le generazioni piu’ giovani, quelle che piu’ di ogni altre possono contribuire alla crescita sociale, a emigrare e restare fuori anche dopo l’Università. Altri Comuni, pur in crisi identitaria, ma piu’ lungimiranti hanno capito che, con la fusione, sarebbero diventati una realtà ben diversa: Rossano e Corigliano unendosi hanno creato una città di quasi 75.000 abitanti, il terzo comune della Calabria per numero di abitanti, il primo per estensione territoriale, sopravanzando Lamezia, Cosenza, Crotone e Vibo. A seguito delle innovazioni introdotte dalla legge n. 56/2014 sono state emanate numerose disposizioni volte ad incentivare dal punto di vista finanziario, i processi di aggregazione e di gestione associata delle funzioni, con particolare riguardo alla fusione di comuni. Questa della fusione dei comuni dovrebbe essere vista come una opportunità per una città ormai asfittica come Catanzaro, che deve guardare verso il Tirreno, continuando il processo di conurbazione con i comuni limitrofi e la città di Lamezia terme.  Già con la legge Urbanistica Regionale (L. 19/2002) si sono riscritte le condizioni per superare la fase di “recupero” delle città chiuse nei loro confini per  proiettare il territorio istmico  verso un sistema urbano dell’asse Ionio-tirreno. La politica dei sistemi urbani consente di pianificare il territorio a scala intercomunale creando associazioni di Comuni per governare il territorio secondo le proprie vocazioni quindi,  di avviare a soluzione problemi di riassetto del territorio e riqualificazione dell’armatura urbana. Perché non pensare diversamente ad una città piu’ ampia e completa ? Quest’area che si si sta sviluppando da anni attraverso interventi edilizi spontanei comprende infatti già la nuova area di Germaneto (Cittadella Regionale, Università, Ospedale, con  una rete avanzata di infrastrutture (  nuova stazione ferroviaria , aeroporto, porto sullo Jonio e sul Tirreno.  Ne farebbero parte anche i comuni ricadenti sull’asse tra Catanzaro e Lamezia Terme, raggiungendo un migliore e più efficace nuovo disegno del territorio. Nella nostra regione,  nonostante la presenza di forti incentivi monetari, le nuove fusioni sono state due. La prima ha riguardato cinque piccoli comuni della pre-Sila cosentina (Casole Bruzio, Pedace, Serra Pedace, Spezzano Piccolo e Trenta), che hanno istituito il nuovo comune di Casali del Manco, mentre la seconda fusione ha interessato Corigliano e Rossano, come già detto.  Tra i benefici sicuramente meno tasse, servizi pubblici più efficienti e pochi amministratoriper mandare avanti l’enteQuella che sembra la soluzione allinefficienza della macchina amministrativa , invece fa storcere la bocca  soprattutto alla politica, che vive la prospettiva di sviluppo con il terrore di perdere posti di governo e sottogoverno cittadino Però, pensate se Cosenza e Rende decidessero di fondersi! Apriti cielo. Allora bisogna iniziare già a parlare, a capire quali potrebbero essere i vantaggi concreti (tanti) , a cominciare dalla riduzione  dei ranghi della classe politica. Per guardare avanti bisogna scendere dai colli”, conclude Attanasio.

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