Crisi della giurisdizione, le Camere Penali calabresi annunciano 11 settimane di astensione 

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images Crisi della giurisdizione, le Camere Penali calabresi annunciano 11 settimane di astensione 

  29 settembre 2024 20:48

Camere penali calabresi. 11 settimane di astensione a staffetta per denunciare la situazione di crisi in cui versa la giurisdizione in Calabria. È la  prima volta che accade un avvenimento di questa portata nella storia repubblicana.

Una settimana per ogni circondario. Da domani 30 settembre al 4 ottobre toccherà a Catanzaro. Ci si asterrà dalle udienze nel circondario del capoluogo e negli uffici distrettuali per richiamare l’attenzione sui problemi che affliggono la giustizia alle nostre latitudini. 

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Convocata intanto l’assemblea degli iscritti il  3 ottobre, alle ore 11:00, nella sala del COA presso la Corte di appello di Catanzaro, recante, quale ordine del giorno, la discussione (e le eventuali ulteriori determinazioni) sui temi inclusi nella  delibera.

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In primo luogo la cronica carenza di organico in alcuni Tribunali e la conseguente difficoltà di assicurare una soddisfacente e tempestiva riposta alla domanda di giustizia. Nel Tribunale Distrettuale di Catanzaro, ad esempio, la situazione è drammatica per varie ragioni: la pianta organica è, già sulla carta, sottodimensionata, il numero effettivo dei Giudici non è (quasi) mai a regime e, sebbene  da tempo si chieda con enormi sforzi l’attivazione di una VI sezione promiscua, necessaria per rispondere alle reali esigenze del Distretto, si assiste impotenti alla cronicizzazione della crisi (dunque si lavora con pochi Gip, un Riesame “ingolfato”, e un Ufficio Dibattimento costretto a rinvii dei processi con rito monocratico al 2026). Non diversa è la situazione di Cosenza, di Vibo Valentia e degli altri Tribunali.

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"Tale stato di sofferenza, però, non è dovuto soltanto alla carenza di organico nelle fila della Magistratura giudicante, ma anche al sovraccarico derivante dal “modo” di regolare i processi per reati di criminalità organizzata. A tal riguardo, le Camere penali calabresi ribadiscono con chiarezza la loro posizione. Se da un lato, infatti, riconoscono la necessità del contrasto al crimine organizzato, dall’altro, ritengono parimenti necessario il bilanciamento di detta esigenza di difesa sociale con la tutela dei diritti e delle libertà individuali.  Ecco perché denunciano: Lo svilimento del pensiero critico e del fermento culturale che accompagnavano la riforma del 1989, delle regole processuali ispirate al favor separationis; Le infauste conseguenze, sul piano organizzativo, dei maxiprocessi:   con la giustizia penale ordinaria, come già evidenziato, non assistita da organici sufficienti e stabili, semi paralizzata per effetto della destinazione delle risorse umane a quella speciale (processi Reset, Maestrale-Cartago, Rinascita, Ricovery); con il sovraccarico dei procedimenti incidentali cautelari, numeri elevatissimi e sovente risposte tardive (procedure ex 310 cpp), oltre che inevitabili quanto mortificanti compressioni dei contributi di difesa; con la sistematica quanto inaccettabile delocalizzazione dei processi speciali, sottratti alla loro sede naturale, concentrati nell’Area Attrezzata per Processi di Massa; Soprattutto, la incompatibilità del processo di massa con le garanzie del giusto processo, con i principi che lo informano".

L'avvocatura penalista calabrese, stigmatizza dunque lo stato di abbandono dei nostri Tribunali e l’abuso al ricorso ai processi di massa, rivendicando: Le ragioni e i diritti di singoli individui, incolpati, non di rado ingiustamente ristretti, in ogni caso avviati alla discarica sociale; La dignità dei professionisti, inevitabili compartecipi del rito speciale, inutili orpelli del suo apparato scenico; La necessità di proseguire nell’opera di sensibilizzazione, oltre che della Magistratura, della Informazione, della Politica, della Società.

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