È la giornata decisiva per il destino del governo Conte II. Ieri, alla Camera, il presidente del Consiglio ha incassato la fiducia con 321 sì (259 contrari e 27 astenuti). Ma tutti attendono la prova più dura al Senato dove i numeri sono risicati. L'asticella della maggioranza assoluta a Palazzo Madama è fissata a 161, stando al 'pallottoliere' di Palazzo Chigi i senatori convinti finora sono 155. Conte dovrebbe quindi incassare la maggioranza relativa con l'aiuto dei 'responsabili' (o dei 'costruttori', come da altri ribattezzati) per sopperire allo strappo di Italia viva. Il partito di Renzi, come a Montecitorio, si asterrà.
Le forze di maggioranza, dal Pd al M5S fino al LeU, hanno escluso la possibilità di ricucire il rapporto con gli ormai ex alleati renziani. Conte pur non citando l'ex presidente del Consiglio nel discorso di ieri alla Camera ha detto che quanto accaduto nei giorni scorsi è un qualcosa "che non si può cancellare" e quindi "adesso si volta pagina".
Pur se il risultato al Senato si limitasse alla maggioranza relativa, Conte non dovrebbe (e non è vincolato dalla Costituzione) dimettersi lasciando evolvere la crisi in un successivo puntellamento della nuova maggioranza. E ovviamente dell'esecutivo: vanno sostituiti le due ministre e il sottosegretario renziani dimessi.
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