Crisi province. Il presidente dell’Upi Calabria e i consiglieri provinciali: "Ribadiamo la necessità di essere ascoltati in fretta"

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Sergio Abramo
  19 febbraio 2022 11:47

Di seguito,  la dichiarazione del presidente della Provincia di Catanzaro e di Upi Calabria, Sergio Abramo, e dei consiglieri provinciali:

“Risale a circa venti giorni fa l’invio di una lettera al viceministro dell'economia e delle finanze, on. Laura Castelli, con la quale abbiamo chiesto un incontro urgente al fine di trattare in modo sistematico la crisi della Provincia per definire un  percorso che renda possibile la sopravvivenza di un ente fondamentale per i territori. Parlando degli effetti prodotti dalla riforma Delrio, abbiamo illustrato al viceministro come in Calabria il catastrofico quadro si completa con l’impossibilità, oggi, di pagare gli stipendi ai pochi dipendenti rimasti. Tale esperienza drammatica era stata già vissuta a Vibo Valentia, ora è la nostra Provincia e quella di Crotone a non essere in grado di pagare i trattamenti economici stipendiali, mentre la Provincia di Cosenza gestisce con non poche difficoltà le funzioni essenziali. Abbiamo chiesto che si faccia in fretta perché non è giusto che i dipendenti paghino il prezzo di una riforma che non è stata una riforma, ma che ha prodotto macerie incalcolabili ed evidenti per gli enti di secondo livello. Siamo qui a ribadire la necessità che il nostro appello venga accolto con priorità, preoccupati sempre di più per la sorte della nostra Provincia e delle altre Province a noi vicine, che poi è la medesima di altre in Italia. Ci rivolgiamo al viceministro Castelli, ma anche ai deputati e i senatori calabresi di tutti gli schieramenti politici con i quali avevamo condiviso le problematiche in un apposito incontro svoltosi circa un mese fa. Pur comprendendo i numerosi impegni dei parlamentari calabresi, che sono noti, non possiamo non ribadire l’esigenza che si faccia in fretta. Non abbiamo tempo, aspettare ancora vuol dire aggravare una crisi che è già di per sé molto grave. Vuol dire rimanere inermi mentre il malato si aggrava e non possiamo consentircelo perché ci sono centinaia di famiglie in difficoltà che aspettano una risposta”.

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