di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
Si rischia la bomba sociale per lavoratori, utenti e le comunità dove insistono le strutture”.
A lanciare l’allarme è questa mattina Rosario Bressi, portavoce del Forum Terzo settore Catanzaro-Soverato, nel corso della conferenza stampa svolta nell’auditorium di Fondazione Betania sulla crisi di Fondazione Betania e delle Strutture socio-assistenziali del territorio.
“Grande preoccupazione – sostiene - alla luce di quello che è successo a Fondazione Betania e soprattutto perchè si rischia di riprodurre vicende simili. La crisi del welfare è evidente. Si rischia la bomba sociale per i lavoratori, gli utenti e le comunità dove insistono le strutture. Perchè le strutture hanno una funzione di rigeneratività sociale.
Poi spiega: “La vicenda non è semplice ma lo sport più praticato è quello dello scaricabarile e ciò provoca ancora più tristezza. Non è una questione solo di strutture ma parliamo della dignità dei servizi erogati e degli utenti che ricevono assistenza. Molte nostre strutture sono rette da organizzazioni no-profit che nonostante i ritardi di pagamento sono andate avanti lo stesso. Ma a tutto c’è un limite quando i ritardi arrivano a 7, 8 o 10 mesi”.
Bressi annuncia “una forma mobilitazione il 7 agosto davanti al Comune di Catanzaro dove secondo noi può essere il punto che possa dare risposte nell’immediato, per il pregresso e per il futuro. Il problema si sposta verso gli ambiti sociali la cui gestione non è stata ottimale e quindi al Comune di Catanzaro. Vorremmo si chiarisse questa situazione”.
Dal canto suo, Padre Piero Puglisi, presidente di Fondazione Betania ricorda che “un Giudice ha deciso di spazzare via 80 anni di storia e chiudere un’esperienza che offre servizi rivolti a 500 persone fragili e garantisce 350 posti di lavoro”.
E fa sapere di aver preparato “un ricorso alla Corte D’Appello del tribunale fallimentare di Catanzaro per valere alcune nostre istanze. Intanto, i curatori nominati dal Tribunale fallimentare stanno lavorando con me per una ricognizione dello stato passivo di Fondazione Betania ma anche per accertare i crediti che Fondazione vanta dalle pubbliche amministrazioni: si parla di importi considerevoli”.
Puglisi sottolinea che “stiamo valutando una serie di opportunità per salvare ciò che è possibile. Come primo passo stiamo studiano un concordato fallimentare per una via d’uscita da preparare come opzione al ricorso. Intanto, 15 delle 17 strutture sono state affidate a Karol Betania di cui Fondazione è socia al 49 per cento. Ci auguriamo che Comune e Regione comprendano questa scelta. Presto apriremo un tavolo per salvare questo patrimonio. Ma se qualcuno dovesse decidere di bloccare tutti gli accreditamenti possiamo andare tutti a casa”.
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