Crolla il lavoro domestico a Catanzaro e in Calabria: -27% in 10 anni, calo tra le donne straniere

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images Crolla il lavoro domestico a Catanzaro e in Calabria: -27% in 10 anni, calo tra le donne straniere

  04 luglio 2025 13:21

Il lavoro domestico nella provincia di Catanzaro mostra un calo costante negli ultimi dieci anni, passando da 3.125 lavoratori nel 2015 a 2.409 unità nel 2024. Il settore ha subito una contrazione strutturale da quanto emerge dall’analisi raccolta da Nuova Collaborazione ( associazione nazionale datori di lavoro domestico), con un calo del 26,5% tra il 2020 e il 2024.  Le donne restano protagoniste del settore, rappresentando oltre l’85% del totale, anche se in diminuzione. In particolare, le lavoratrici straniere, un tempo maggioritarie, sono scese da 1.483 a 902 unità pur rappresentando la colonna portante del comparto. Il 2020 segna un picco occupazionale sia per italiani che stranieri ma da allora in poi si osserva una riduzione significativa.

 
Dati Calabria
 
Crolla il lavoro domestico in Calabria: -27% in dieci anni, calo marcato tra le donne straniere
 
In Calabria il settore del lavoro domestico ha subito una forte contrazione: i lavoratori infatti sono passati da 14.963 nel 2015 a 10.967 nel 2024, con un calo del 27% come evidenzia l’analisi raccolta da Nuova Collaborazione (associazione nazionale datori di lavoro domestico). Le donne, che rappresentano oltre l’80% del totale, registrano una diminuzione significativa, in particolare tra le straniere, scese da 7.880 a 5.009. Anche gli uomini, seppur minoritari, seguono un trend in discesa con una contrazione del 30,7%. Nonostante la flessione, i lavoratori stranieri restano la maggioranza. Questo dato evidenzia una trasformazione strutturale del settore, legata soprattutto a fattori socio-economici e demografici.
 
 
Dati nazionali: ancora in calo i lavoratori domestici regolari
 
Nel 2024 i lavoratori domestici contribuenti all’INPS sono stati 817.403, con un calo del -2,7% rispetto al 2023 (-23.036 lavoratori). Questo decremento è più contenuto rispetto a quelli del 2023 e del 2022 (-7,1% e -7,2%), che seguivano gli aumenti del biennio 2020-2021 legati al lockdown e alla regolarizzazione prevista dal Decreto Rilancio (D.L. n.34/2020). Fenomeni simili di calo si erano già verificati dopo le regolarizzazioni del 2009 (L. 102/2009) e del 2012 (D. Lgs. 109/2012), che avevano incentivato l’emersione di lavoro domestico irregolare. Dal 2022, il numero dei lavoratori domestici è in diminuzione, con un trend simile per uomini e donne. Tuttavia, la presenza femminile è nettamente prevalente e in crescita: nel 2024 ha raggiunto l’88,9%, il valore più alto degli ultimi sei anni. Nel 2024 i lavoratori maschi sono scesi sotto quota 91.000, registrando un calo del -7% rispetto al 2023. Questo suggerisce che i processi di regolarizzazione abbiano avuto un impatto maggiore sulla componente maschile.
 
Così Alfredo Savia, Presidente "Nuova Collaborazione":
 
Abbiamo fatto tanto per provare a incrementare questo settore, ma anche l’attenzione da parte della politica è sempre stata molto scarsa. Quest’anno pensavo fosse l’anno buono per tornare almeno a 900 mila lavoratori iscritti. Nel 2012 abbiamo superato il milione. Ma anche quest’anno il numero è stato inferiore. C’è stato un decremento che ci porta a chiedere: è colpa solo nostra o c’è qualcosa che non funziona nella testa degli italiani dovuta anche allo scarso interesse politico? Credo entrambe, la cultura in Italia non aiuta, ma non possiamo permetterci il “lusso” di avere più di 1 milione di lavoratori irregolari: è uno scandalo. Vorrei vedere per lo meno dal prossimo anno un segno “+”, ma soprattutto un maggiore impegno da parte della politica. Bisogna dare un segnale. Cercare di regolarizzare quella mano d’opera che in Italia già abbiamo. Di iniziative se ne possono fare tante, ma da soli continuiamo a decrescere come numero e avere 1 mln di lavoratori in nero (solo nel nostro settore). Alla politica, ripeto sempre lo stesso appello: affinché rifletta seriamente sui bisogni delle famiglie che sono la struttura portante di queste società, affinché consideri il lavoro svolto in ambito familiare come una risorsa strategica per il futuro del paese, capace di rafforzare l'occupazione femminile, sostenere il benessere delle famiglie e ridurre le disuguaglianze sociali. Il carico di cura è soprattutto sulle donne. Non è più sostenibile considerare l'assistenza familiare come una congenialità privata e invisibile, spero che la politica accolga tutti i nostri obiettivi

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