di EDOARDO CORASANITI
Il teorema accusatorio viene definitamente demolito: la Corte d’Appello di Catanzaro revoca l’intero sequestro di circa 350 milioni di euro nei confronti della società ‘Venti Capo Rizzuto’ (e dell'intero complesso aziendale costituito dal parco eolico Wind Farm, finanziato dalla banca tedesca HSH Nordbank) e restituisce le quote societarie della Purena e della Veda snc. Revocata anche la misura di prevenzione nei confronti di Pasquale Arena.
Il provvedimento è la diretta conseguenza della decisione della Corte di Cassazione, che nel febbraio 2019 aveva smontato la teoria della mafiosità del parco: “indiscussa provenienza lecita, derivando interamente da un mutuo accordato da un istituto di credito tedesco: la Hsh Nordbank”, scriveva la Cassazione. La mafia, dunque, non si è intromessa.
Argomenti che sembrano trovare d’accordo anche i giudici della Corte d’Appello del capoluogo (Fabrizio Cosentino presidente, Caterina Capitò consigliere, Giovanna Gioia consigliere), che nei giorni scorsi hanno messo la parola fine ad una vicenda che proprio nei mesi scorsi si era chiusi con un fiume di assoluzioni in sede penale (LEGGI QUI TUTTI I NOMI). Una decisione che si abbinava con la recente sentenza della Cassazione, che ha fatto venire meno l'aggravante mafiosa per i reati di abuso d'ufficio e intestazione fittizia di beni, dei quali, a vario titolo, dovevano rispondere gli imputati. E che ha demolito l'impianto accusatorio. Caduta l'associazione, le ipotesi accusatorie sono state dichiarate prescritte.
E c'è di più: perché i così detti promotori del parco sono stati assolti dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
"Il provvedimento impugnato- si legge nel dispositivo dei giudici di legittimità e che oggi ritorna attuale con la decisione in Apppello- al di là dei un'ampia citazione di precedenti giurisprudenziali di legittimità, ha sostanzialmente eluso ogni valutazione di attualità della pericolosità sociale, fornendo un'indicazione scoordinata e difficilmente leggibile - sia in riferimento alla collocazione cronologica dei fatti e delle vicende posti a base del decreto in esame, che all'esito processuale degli stessi -, basata su elementi che appaiono inidonei a ricostruire, con una valutazione di attualità, i cardini sui quali si basa la pericolosità sociale dell'Arena, risolvendosi in citazioni di diversificate vicende processuali e dati personali, essenzialmente elencati più che criticamente esaminati, in tal modo integrando una motivazione del tutto apparente".
Il parco era stato sequestrato nel luglio del 2012 dalla Dda di Catanzaro perché ritenuta un’attività creata con fondi di provenienza illecita della cosca di ndrangheta Arena di Isola Capo Rizzuto. La wind Farm, sempre su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, era stato poi confiscato nel maggio 2017 dal Tribunale di Crotone. Decisione confermata nel marzo 2018 dalla Corte d’appello di Catanzaro. Un decreto di confisca annullato dalla Cassazione nel 2019. A gennaio scorso, anche la Procura Generale chiede la revoca.
Oggi, dopo 8 anni, la nuova sentenza che stabilisce come i giudici di merito hanno esclusivamente fornito “un simulacro” di motivazione sul piano oggettivo e soggettivo.
Tra gli gli avvocati impegnati nel collegio: Antonella Canino, Piero Chiodo, Carmine Mancuso, Francesco Laratta, Salvatore Staiano, Gregorio Viscomi, Luigi Frustagli, Aldo Casalinuovo, Nicola Carratelli, Nicolino Zaffina.
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