Cropani. Investe un 18enne e "scarica" la colpa sul figlio: chiesta la condanna per omicidio stradale e calunnia

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images Cropani. Investe un 18enne e "scarica" la colpa sul figlio: chiesta la condanna per omicidio stradale e calunnia
Raffaele Gnutti
  07 maggio 2021 09:09

Calunnia ai danni del figlio e omicidio stradale. La pena, per il pubblico ministero Irene Crea, deve essere a 2 anni e 8 mesi. Ieri la Procura di Catanzaro ha chiesto la condanna per Marcello Talarico, 49 anni di Petronà, finito davanti al gup per l’incidente avvenuto la notte del 10 agosto 2018 a Cropani e che provoca la morte di Raffaele Gnutti, 18 anni, alla guida di un ciclomotore. La sentenza del giudice Alfredo Ferraro è prevista per il 17 giugno.

A processo con il rito abbreviato c’è Marcello Talarico, mentre in una fase iniziale i riflettori degli inquirenti si concentrano sul figlio.

La notte dell'incidente i carabinieri arrivano sul luogo dell’incidente mortale e prendono nota di quanto gli viene raccontato: secondo il primo racconto, a guidare sarebbe stato il figlio e dunque a lui sarebbe stata riservata l’accusa di omicidio stradale.

Il quadro indiziario però cambia nei mesi successivi, quando chi indaga si rende conto che il figlio arriva a Cropani solo nei minuti successivi rispetto all’incidente. Da quanto emergerebbe anche grazie dai tabulati telefonici, il figlio si sarebbe precipitato a Cropani dopo esser stato avvisato dell’incidente. Arrivato lì, insieme al padre, avrebbero descritto una dinamica diversa da quella di cui ora la Procura e i carabinieri sono convinti: per i due, la notte del 10 agosto avrebbe guidato il figlio mentre Marcello si sarebbe trovato al lato passeggero.

Nei mesi scorsi il fascicolo cambia direzione: il figlio viene prosciolto mentre a finire sotto la lente d’ingrandimento è Marcello Talarico, il quale avrebbe cercato far ricadere la responsabilità sul figlio.


Ieri è stato anche il turno degli legali dell'imputato, difeso dagli avvocati Luigi Falcone e Giuseppe Bubbo, che hanno ribattuto alle accuse e chiesto il riconoscimento delle attenuanti speciali e le attenuanti del risarcimento del danno, dato che l'assicurazione ha già risarcito il danno. 

Le parti civili, rappresentate dagli avvocati Domenico Chianese, Anselmo Mancuso, Vito Carioti, si sono associati alla richiesta di condanna e ribadito come l'accusa si fondasse anche sul reato di calunnia, e dunque sia necessario un risarcimento anche per questo segmento del processo. (ed.cor.)

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