La vittima è il proprietario di alcune villette di un villaggio turistico di Cropani
10 settembre 2022 11:24di EDOARDO CORASANITI
Lo chiamano "u dovericchio", un piccolo dovere. E non un servizio: è il pagamento del "servizio" di guardiania, imposto con violenza e minaccia dalle cosche anche di fronte al "no" secco della persona offesa, un proprietario di alcune villette al villaggio Carrao di Cropani Marina che nel 2008 è diventato la vittima del clan Trapasso.
Per la presunta tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, il gip di Catanzaro ha disposto il carcere per Leonardo Trapasso (1969), Salvatore Macrì (1968), Stefano Roberto Cosco (1976), accusati di aver chiesto con violenza e minaccia ad un uomo di pagare il servizio di guardiania. A beneficiarne doveva essere quella che è ritenuta una delle famiglie di 'ndrangheta egemoni del territorio tra Catanzaro e Crotone, la cosca Trapasso.
Secondo quanto ricostruito dalla Procura della Repubblica di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri e dalla Polizia, a novembre 2008 Macrì avrebbe chiesto al proprietario delle villette di fare "u dovericchio": pagare per il servizio di guardiania. Una settimana dopo, Trapasso avrebbe colpito la vittima con un pugno al volto. La ragione è in poche battute: gli avrebbe mancato di rispetto. Non sarebbe finita, perché successivamente Macrì e Cosco , su incarico di Giovanni Trapasso e Tommaso Trapasso (indagati nello stesso procedimento ma senza misura cautelare), e Leonardo Trapasso, avrebbero aggredito la parte offesa con una mazza da baseball con lo scopo di costringerlo a sottostare alla richiesta estorsiva. Il proprietario di casa ne è uscito con un trauma cranico. A fine novembre del 2008 la vittima ha denunciato tutto ai carabinieri di Cropani.
Secondo il gip, la vicenda va inquadrata nell'ottica in cui l'azione degli indagati ha richiamato ed evocato nella persona offesa l'esistenza alle spalle di una più ampia consorteria, la famiglia Trapasso di San Leonardo di Cutro. E che per sua natura provoca assoggettamento, timore e omertà come conseguenza naturale della 'ndrangheta.
Una circostanza che diventa giuridica e si incanala nel profilo dell'aggravante mafiosa, visto che gli indagati hanno agito in qualità di appartenenti alla consorteria di San Leonardo di Cutro, anche per come accertato all'esito del procedimento "Borderland".
Ora gli indagati sono chiamati a compiere il primo passo difensivo. Assistiti dagli avvocati Antonio Lomonaco, Pietro Funaro e Luigi Falcone, potranno spiegare le proprie ragioni o avvalersi della facoltà di non rispondere al gip che ha emesso la misura cautelare, Paola Ciriaco.
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