di GIANPIERO TAVERNITI*
Castello Carlo V, a Crotone, dopo un anno dalle proteste, qualcosa si muove…
Appare intorno al 1192, ma le sue origini pare siano datate intorno al 840, sorto per difendere la città dalle continue incursioni saracene, sorge nella parte antica di Crotone, ma fu migliorato e rafforzato in maniera importante sotto il dominio di Carlo V, intorno al 1540, di fatto era una fortezza bizantina, costruita sull’antica necropoli greca. E’ stato un ottimo sistema difensivo per i territori circostanti, l’attuale struttura è stata opera dell’architetto Gian Giacomo dell’Acaia per conto del vice Re Don Pedro Toledo, che lo fece diventare di fatto una delle fortezze militari più importanti d’Italia. Castello composto da tre torri: COMANDANTE, AIUTANTE E MARCHESANA.
La Torre Comandante, è perfettamente conservata, utilizzata per spazio museale, allungata verso mare e protetta dal bastione S.Giacomo, di forma trapezoidale che garantisce una certa sicurezza dal mare, controllando il porto. la torre Aiutante, veniva adibita come dimora degli ufficiali militari la torre Marchesana, era carcere per i forzati, che costruirono il porto e lo difendevano. Un castello, una perla, con all’interno degli ambienti importanti, la chiesa di S.Dionisio, la chiesa nuova, l’alloggio del castellano, una prigione per donne, un magazzino d’artiglieria e una prigione denominata La Serpe. IL rammarico più triste, in questa regione ricca, ma allo stesso tempo povera nella programmazione di valorizzazione, è venire a Crotone, vedere un portone di un castello del genere, chiuso, il portone della cultura identitaria di una città come Crotone, è solo vergognoso, nulla da dire, sulle legittime ragioni, ma tanto da dire sull’immobilismo nel non risolvere il problema.
Occorre fare un po' di chiarezza cronologica, tutto parte da una denuncia della deputata Margherita Corrado M5S, il 03 aprile 2018, che giustamente denuncia la presenza di fosforite, la senatrice ha spiegato che “essendo il castello un bene demaniale affidato al ministero, l’incarico è stato assegnato dal Mibac al fine di verificare l’esito delle misurazioni di radioattività fatte dall’Arpacal e di identificare i punti in cui effettuare i carotaggi, per capire quanto è esteso in superficie, ma soprattutto quanto è spesso lo strato di “Tenorm” presente nella fortezza”. Il Tenorm, com’è risaputo, è il risultato dell’attività trentennale del forno fosforo degli stabilimenti industriali ormai dismessi che da sempre aspettano la bonifica, allo stesso modo dei cittadini crotonesi che aspettano la bonifica della loro città, un problema che dovrebbe essere affrontato in sinergia tra governo, attraverso i ministeri interessati e la regione Calabria. Giusta la denuncia della senatrice pentastellata, come tempista e pronta la verifica e misurazione di grado di contaminazione del sito artistico-storico che i tecnici dell’ARPACAL che hanno effettuato il (04.04.2018) a difesa e tutela della salute pubblica dei tantissimi visitatori e turisti che frequentavano la fortezza e vedendo gli ultimi numeri, di certo non erano pochi (26000 presenze nel 2017) ultimo anno prima della chiusura. I rilievi radiometrici, hanno rilevato valori anomali di radioattività, con la presenza di metasilicati presenti nel Tenorm. Il precedente sindaco della città Pugliese, ha preso atto di tutto questo e giustamente il 05 aprile 2018, in base al D.Lgs. n.230/1995 e da ogni altra norma vigente in materia di salute e incolumità pubblica; ha emesso un’ordinanza N. 32 che ha inibito l’accesso e la visita al castello in maniera precauzionale, al solo fine di tutelare la salute e l’incolumità dei visitatori. UN forte sacrificio, privarsi di un gioiello così importante e richiesto dai visitatori, ma ci si chiede; cosa si sta facendo per iniziare un opera di bonifica , per ridare la giusta sicurezza al Castello?
Se i controlli radiometrici attivate in diversi punti della città pitagorica, hanno accertato diverse presenze di fosforiti provenienti dal Tenorm, perché ancora non è partita quell’opera di bonifica globale della città, dopo aver smantellato gli stabilimenti SIA? Quesiti grossi per semplici cittadini come noi, ma risposte inesistenti a tale emergenza che certo non scopriamo noi e che tantissime testate giornalistiche e procure competenti se ne siano occupati in maniera dettagliata e approfondita, ma siccome i fatti stanno a zero, il lavoro per i cittadini e le opportunità sono sempre meno in questo lembo di terra di Calabria che certo non veste la maglia rosa in reddito pro-capite nazionale, crediamo sia infruttuoso, irrispettoso e improduttivo questo immobilismo in materia di bonifica seria e capillare di questa città che sta pagando un prezzo troppo alto alla inutile industrializzazione chimica del passato che non ha dato nulla, o meglio non si capisce se abbia dato un uovo fresco ieri o una gallina malata oggi, giusto solo per garantire un diritto costituzionalmente garantito a tutti i cittadini italiani che solo a CROTONE è diventato un optional istituzionalizzato oramai.
In conclusione la nostra onestà e trasparenza, ci porta a fare una leggera denuncia dell’inciviltà attuale e dell’inefficenza civica, delle violenze che con l’incuria e l’abbandono abbiamo assistito, esempio con la scalinata a chiocciola che porta al ponte d’accesso, dove riscontriamo un cancello aperto accessibile a balordi che hanno portato sporcizia, degrado e indicibili nefandezze civiche. Dopo tante battaglie e denunce pubbliche, sentire che qualche cosa pare si stia muovendo, rincuora e fa ben sperare verso la valorizzazione, la bonifica e la fruibilità di questo importante castello che non fortifica di lustro solo Crotone, ma tutta la Calabria.
Cosa c’ è di nuovo? Di recente la tanto agognata sinergia tra enti , pare si sia messa in moto per ridare dignità a questo simbolo storico calabrese che meriterebbe di rivivere come un tempo , in quel luogo passato di cultura in una delle città della Calabria ,arricchita da una profonda e forte storia antica donata da fiorenti civiltà passate. In questo progetto di rivalutazione, sono coinvolti il Dott. Salvatore Patamia del Mibact , il Presidente f.f. della Regione Calabria Nino Spirlì , il comune con il Sindaco Voci, l’Assessore alla Cultura Via e dell’Urbanistica Sorgiovanni , il dirigente del Settore Urbanistica Elisabetta Dominijanni , che attraverso una riunione in video conferenza nel novembre 2020 , hanno avviato questa forte volontà che il Mibact spinge fortemente per portarla al più presto a compimento. Non possiamo che non essere felici e soddisfatti, rimarcando sempre che la TUTELA della propria storia e dei preziosi resti artistici, vanno sempre difesi sempre dal basso da semplici cittadini, compiendo sempre quel “compitino civico “di sentinelle attente che ognuno di noi ricopre , indistintamente dalla funzione professionale, politica e umana che ognuno di noi ha, perché non dimentichiamolo mai , prima di tutto siamo Calabresi e se non la difendiamo noi la nostra terra , di sicuro non lo farà nessuno.
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