di EDOARDO CORASANITI
E' la parola "contabilità" quella che l'ingegnere Ottavio Rizzuto pronuncia in una conversazione del 18 gennaio 2017 mentre descrive lo svolgimento del suo lavoro all'ufficio tecnico del Comune di Cutro, pretendendo la fornitura del calcestruzzo migliore e riconoscendo, alle ditte fornitrici, in contabilità, delle somme aggiuntive, senza che da queste venissero richieste. Per la Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri e il gip, invece, si trattava di "contiguità". Un "indizio" che sommato ad altri smentiti dal Tribunale della Libertà di Catanzaro, il 15 gennaio 2020 costano il carcere per l'ingegnere di 72 anni nell'ambito dell'indagine "Thomas", morto oggi a Crotone dove era ricoverato nella casa di cura Sant'Anna. I funerali si svolgeranno venerdì 10 agosto alle ore 11.30.
A dirlo già nei mesi scorsi era stato il Tribunale di Libertà del capoluogo accogliendo il Riesame presentato dagli avvocati Tiziano Saporito e Sandro Funaro nei giorni successivi all'arresto nell'ambito dell'operazione "Thomas".
Ex responsabile dell'ufficio tecnico del Comune di Cutro 2010 al 2014 e presidente della Bcc di Crotone, ex consigliere comunale ed ex assessore della città pitagorica, Rizzuto aveva una carriera illibata e senza macchie. Lo testimonia il post su Facebook del Comune di Crotone che ha voluto ricordare come “aveva una visione moderna della città ed ha incisivamente contribuito al suo sviluppo. L'amministrazione comunale esprime il suo sentito cordoglio alla famiglia“. La notizia sui social è seguita da centinaia di commenti di elogio e cordoglio.
La sua vita cambia quando il 15 gennaio 2020 la Guardia di Finanza suona alla porta di casa sua: i militari irrompono nell'abitazione con un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e un'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e un abuso d'ufficio. E' rimasto in carcere dal 15 al 25 gennaio 2020, giorno in cui il Gip Giulio De Gregorio lo spedisce agli arresti domiciliari. Appena 16 giorni dopo, il Riesame legge gli atti prodotti dagli avvocati Tiziano Saporito e Sandro Funaro, gli indizi di segno contrario, e il 71enne ingegnere di Crotone ritorna completamente in libertà.
Anche per Rizzuto l'amo è sempre lo stesso: avrebbe agevolato una cosca di 'ndrangheta. In particolare, affidando una serie di appalti ad aziende vicino al clan dei Grande Aracri di Cutro.
Ora l'iter procedimentale seguirà il proprio corso, la posizione di Rizzuto verrà stralciata per improcedibilità a causa della morte del reo. Ma intanto un uomo è deceduto e la sua dignità è stata calpestata da un'accusa che ha traballato fin da subito.
Due aspetti dell'ordinanza di custodia cautelare sono stati stracciati dal Tribunale della Libertà: le intercettazioni e i racconti dei pentiti.
Sui primi, in particolare, c'è una frase che ha fatto scatenare le penne dei giornalisti e che, secondo l'accusa, avrebbe colto Rizzuto con le mani nella marmellata: in una conversazione del 18 gennaio 2017, l'ingegnere non utilizza infatti la parola "contiguità" come invece evidenziavano Procura e Gip, ma molto più semplicemente "contabilità" visto che il professionista stava descrivendo lo svolgimento del suo lavoro all'ufficio tecnico del Comune di Cutro, pretendendo la fornitura del calcestruzzo migliore e riconoscendo, alle ditte fornitrici, in contabilità, delle somme aggiuntive, senza che da queste venissero richieste.
E anche altre frasi, valorizzate diversamente dai magistrati accusatori e dal gip, assumono una funzione diversa: "io l a giravo a cose pubbliche" si presta a essere intesa come i lavori da eseguire sarebbero stati inseriti nel progetto e la esecuzione prescindeva dai soggetti che non potevano venire coinvolti, anche se si trattava di soggetti gravitanti in ambienti mafiosi", scrivono i giudici Giuseppe Valea, Ermanna Grossi e Gaia Sorrentino.
Sono numerosi gli episodi che, per il Tdl, dimostrerebbero che "il boss non poteva fare affidamento sulla presenza di Rizzuto nel Comune di Cutro per curare i propri affari e che, conseguentemente, Rizzuto non era a disposizione del boss": come quando Grande Aracri prospetta la possibilità di dire all'ingegnere di prendere una decisione su una pratica o di dimettersi e tornare a Crotone. Oppure, come quando Rizzuto si rifiuta di eseguire la bitumazione di una strada richiesta dal boss, paventando la sola possibilità di un inserimento in un programma dei lavori da effettuare nel Comune di Cutro.
Lente di ingrandimento anche sulle conoscenze di Rizzuto nei confronti dei vertici della criminalità organizzata: troppo poco per sostenere il suo coinvolgimento negli interessi di una o altra consorteria. Anzi, il contrario: le stesse conversazioni sono "altamente indicativi della distanza che "Rizzuto ha voluto mantenere dai gruppi, con i quali non risulta aver intrattenuto rapporti rilevanti sul piano della valutazione della integrazione del concorso esterno in associazione mafiosa".
Il rapporto con Giuseppe Ciampà. Altro punto su cui le penne si sono sbizzarrite è il rapporto con Giuseppe Ciampà, capo mafia di Cutro, in favore del quale Rizzuto ha detto di avergli fatto tre impianti di calcestruzzo , due selezionatori di inerti, un finanziamento all'Efi Banca di 700 milioni. Episodi che però vanno letti in base ad altre vicende del passato. Rizzuto perde il padre e in moltissimo gli dimostrano solidarietà, ed ecco la frase "mi sono fatto l 'elenco, io, quando venivano allo studio, da me, avevano bi sogno di qualunque cosa, non mi sono mai fatto pagare").
"Emerge, quindi , che la redazione di progetti in favore d i Ciampà Giuseppe ha avuto luogo, non già in quanto Rizzuto intendeva favore la cosca di appartenenza del Ciampà, ma, per contro, per riconoscenza per l 'aiuto ricevuto da questi nel periodo immediatamente successivo alla morte del padre, quale forma di solidarietà verso la famiglia che aveva perduto l 'unica fonte di reddito".
Valutazione ribadita anche dalla conversazione successiva:
"Una volta è venuto questo qua, m i fece chiama re dallo studio, Lu i mi chiama va "Figlici". E allora io andavo "zu Pè! Vi serve qualcosa?". lo sempre genti le, ma genti le m a sempre alla larga, non ho ma i . .. Hai capito mi ha detto: "fìglicì , ma ti devo d i re l a verità , vengono qua i colleghi tuoi per raccomanda rsi per parlare con i l sindaco, che gli deve dare l ' incarico. lo non le capisco queste cose . . . lavori , eccetera , perché io, grazie a Dio, me la cavo, voi m i conoscete, che sono u n ragazzo che si muove, eccetera. La pagnotta me la devo guadagnare solo, non per raccomandazione, i raccomandati non mi piacciono>> . Nel corso della conversazione, dunque, Rizzuto riferisce d i non aver mai avuto vantaggi economici dai Ciampà nonostante gli abbia offerto una macchina, fornitura di materiale per la costruzione di casa sua a Crotone: un netto rifiuto ogni volta, "Ma i non ho voluto. lo non ho mai abusato d i questa gente e mi sono trovato sempre bene".
COLLABORATORI DI GIUSTIZIA- "Generico ed erroneo" le parole utilizzate dai giudici per bollare il quadro fornito dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Cortese Angelo Salvatore, Liperoti Giuseppe, Giglio Giuseppe Mannolo Dante, Muto Salvatore.
L'ACCUSA DI ABUSO D'UFFICIO- Contestato anche un episodio di presunto concorso in abuso d'ufficio nell'affidamento alle imprese di Rosario Le Rose (indagato in "Thomas", prima arrestato e rimesso in libertà dal Tdl) di appalti per la gestione, manutenzione, riparazione e rispristino delle condotte idriche e fognarie di Cutro.
Affidamento determinato però da una sentenza del Tar Calabria, lo spostamento nel tempo della presa in carico del servizio da parte di una società gestore dell'Ato 3 di Crotone, la necessità di assicurare il mantenimento del servizio idrico e fognario: elementi che conducono i giudici "ad escludere che l'affidamento, come pure il mantenimento del servizio all'impresa Lerose sia da ricondurre alla determinazione di Rizzuto di privilegiare e favorire le imprese del Lerose, favoritismo che non emerge neppure dalle conversazioni registrate, peraltro in numero esiguo, intercorse tra Rizzuto e Lerose".
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