Crotone, omicidio Masucci. Fine pena ora per Fazio: annullata la condanna a 10 anni dalla sentenza definitiva

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Siglato protocollo in carcere
  02 aprile 2023 20:44

di EDOARDO CORASANITI

Un'altra vita la potrà cominciare solo ora, Giuseppe Maria Fazio. Nato nel 1970 a Strongoli, una vita da persona libera non ce l'aveva più dal 25 novembre 2009, quando viene arrestato nell'ambito dell'operazione "Apocalypse now": detenzione di armi, occultamento di un veicolo e soprattutto aver premuto il grilletto e ucciso Michele Masucci, all’interno della centrale a biomasse, dove la vittima lavorava, e maturato in un contesto di ‘ndrangheta.

Da due giorni la Corte d'Appello di Napoli, in sede di revisione, ha annullato la condanna definitiva a 30 anni di carcere ma prima Fazio ha subito un lungo e travagliato iter giudiziario: condanna all’ergastolo, con rito abbreviato, in primo grado, assolto in Assise d'Appello, condanna a a 30 anni dopo il ricorso in Cassazione. 

A prendersi carico della vicenda sono stati gli avvocati della difesa, Gianni Russano e Antonio Marotta, che sono riusciti a ribaltare la sentenza definitiva del 2013.

Tante contraddizioni nella versione del collaboratore di giustizia Francesco Tornicchio. Un'altalena di versioni che adesso non fa più coincidere con la responsabilità di Fazio rispetto all'omicidio. Anche in virtù di altri giudicati che fanno fatto emergere dinamiche contraddittorie. 

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La difesa ha messo il luce che, durante un colloquio intercettato, i parenti di Tornicchio avevano parlato con collaboratore di giustizia di alcuni dettagli dell’omicidio. Situazione considerata dai giudici poco significativa, ed anzi “normale”, alla luce delle precedenti dichiarazioni del loro congiunto con le quali si era detto estraneo al fatto di sangue. Ma che diventa del tutto illogica nella nuova prospettiva aperta dalle ultime rivelazioni, stando alle quali il collaboratore aveva direttamente partecipato all’omicidio insieme a Fazio e ad altre persone. 

La richiesta di revisione degli avvocati Russano e Marotta ha trovato l'interesse dei giudici per un altro motivo: la testimonianza di un membro dei Ris di Messina, il quale durante il processo contro un altro coimputato dello stesso omicidio (e concluso con un'assoluzione): secondo i giudici della Revisione, i colleghi del merito avrebbero dovuto tenere in considerazione le dichiarazioni del Ris quando ha affermato che l'esito dell'accertamento era stato negativo, dal momento che "non sono state riscontrate particelle caratteristiche. Sono state riscontrate,  ovviamente particelle giudicate indicative dello sparo, compatibili con lo sparo, che possono derivare sia da colpi di arma da fuoco, ma sia anche da altre svariate attività umane, che però in assenza di particelle caratteristiche non hanno alcun valore". 

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