La Giunta regionale con delibera n. 78 dell’11 marzo ha deciso di nominare un commissario straordinario esterno alla guida del Corap. La scelta è stata poi formalizzata con decreto del presidente facente funzioni n. 23 del 12 marzo. Questo ente è sicuramente uno dei grattacapi più spinosi per l’Amministrazione regionale. Tutti ricorderanno come nella passata legislatura si fosse proceduto alla sua liquidazione e alla trasformazione (tramite legge regionale) in un’altra entità giuridica, scelta poi bocciata dalla Corte Costituzionale. La sua gestione richiede certamente uno sforzo amministrativo non indifferente, data la mole di debiti che si porta sul groppone. Tuttavia, il sindacato CSA-Cisal non vuole entrare nel merito di queste vicende che richiederebbero un vasto approfondimento, ma piuttosto porre una questione di opportunità sulla scelta dell’esecutivo di pescare un commissario fuori dal perimetro dall’Amministrazione regionale.
LA LEGGE REGIONALE DAVA PRIORITA’ AI DIRIGENTI INTERNI DELLA REGIONE - Si badi bene, non si sta mettendo in discussione la persona nominata. Anzi, cogliamo l’occasione per auguragli buon lavoro. Il sindacato CSA-Cisal pone una questione di metodo, che in questi casi è più che rilevante. Come si apprende nel testo (e nell’oggetto della delibera), l’investitura è avvenuta ai sensi della legge regionale n. 24 del 2013, denominata: “Riordino enti, aziende regionali, agenzie regionali, società e consorzi comunque denominati, con esclusione del settore sanità”. Ebbene, l’articolo 3, della stessa legge, che stabilisce le norme procedimentali da seguire. Il comma 2 dispone: “Il commissario straordinario è scelto tra i dirigenti della Regione Calabria senza alcun onere aggiuntivo a carico del bilancio regionale; solo in casi eccezionali e solo qualora, tra i dirigenti interni della Regione, non vi sia il profilo professionale richiesto è consentito l’utilizzo dei commissari esterni”. Come si può evincere dal tenore letterale della norma regionale, per i consorzi regionali (come il Corap) i dirigenti interni della Regione hanno una chiara precedenza. Tuttavia, non risulta che l’Amministrazione prima della nomina di un soggetto esterno abbia proceduto ad alcuna manifestazione d’interesse fra gli interni, o quantomeno abbia fatto una verifica circa la sussistenza di professionalità già presenti in Regione idonee a ricevere l’incarico di commissario del Corap.
I DIRIGENTI INTERNI “MORTIFICATI” - La legge regionale 24 del 2013 parla piuttosto chiaro. Come emerge dalla delibera di nomina del commissario esterno del Corap si apprende: “…che non è stato possibile individuare il commissario straordinario tra i dirigenti della Regione Calabria…”, e ancora che “il dirigente generale e il dirigente di settore del Dipartimento proponente e del dipartimento Segretario generale attestano che l’istruttoria è completa…” e poi “attestano la regolarità amministrativa nonché la legittimità della deliberazione”. Come è stato possibile stabilire che all’interno della Regione non era individuabile nessuno in grado di ricoprire l’incarico di commissario del Corap? Per caso è stata pubblicata una manifestazione d’interesse e a seguito della stessa si è poi deciso di andare all’esterno? Non ci pare proprio. E come hanno fatto i dg che hanno controfirmato la delibera ad attestare che fosse rispettata la procedura prevista dalla l.r. 24/2013? Al di là della questione di legittimità dell’atto – prosegue il sindacato CSA-Cisal –, quello che ci preme sottolineare è che la decisione dell’organo politico ha comunque sortito un effetto: i dirigenti interni della Regione Calabria non soltanto sono stati tagliati fuori, ma sono stati proprio oscurati. Perché è stata mortificata un’intera classe dirigente che magari voleva mettersi in gioco e dare il suo contributo per risollevare le sorti del Corap? Non si pretendeva certo – spiega il sindacato CSA-Cisal – che il commissario fosse tassativamente un dirigente regionale, ma almeno si doveva concedere l’opportunità di verificare che non ci fossero profili adeguati a ricoprire quell’incarico. Invece, si è passati direttamente all’esterno. Il confronto prima di una decisione più è estesa e ponderata fra diverse opportunità e più consente di realizzare l’interesse collettivo. Invece, nel caso del Corap sembra francamente sia stata eccessivamente limitata. Quasi un copione già scritto.
QUANTOMENO VALUTARE LE PROFESSIONALITA’ INTERNE, PRIMA DI ANDARE ALL’ESTERNO - Peraltro, non è anche il modo più saggio di agire. Considerando solo commissari esterni e bypassando i dirigenti interni inevitabilmente questi ultimi non si sentiranno mai valorizzati. Ricordiamo che, nel bene e nel male, rappresentano il cuore pulsante dell’Amministrazione. Non necessariamente si doveva scegliere all’interno della Cittadella, ma quantomeno valutare i curricula e le professionalità presenti decisamente sì. Nonostante il pregiudizio di molti, basta guardare qualche esempio. E ne prendiamo uno proprio da un’altra agenzia regionale ‘complicata’. L’Arcea, altro organismo con notevoli problemi, è stato affidato ad un dirigente interno. Sebbene il tempo trascorso dalla nomina non sia ancora molto, possiamo certamente confermare che le azioni messe in campo da quest’ultimo vanno nella giusta direzione. Ecco, perché per il Corap non poteva essere un altro dirigente interno? O almeno si provava a vedere se ci fossero professionalità adatte con una manifestazione di interesse.
L’AMMINISTRAZIONE CAMBI REGISTRO - Questo episodio – aggiunge il sindacato CSA-Cisal – non deve certo essere ripetuto. I precedenti ci dicono che non è stato il solo. Invitiamo l’Amministrazione a valutare delle misure correttive all’atteggiamento preclusivo nei confronti dei dirigenti interni. Serve dimostrare quanto sia determinante la costruzione di un corpo dirigenziale autorevole. Più che mai in questo momento, è di vitale importanza che l’Amministrazione garantisca la valorizzazione del patrimonio di competenze e di esperienze del quale dispone al proprio interno. Occorre un confronto con una classe dirigente qualificata, responsabile, capace di mettere davvero al centro della propria azione istituzionale gli interessi e le necessità dell’Amministrazione stessa e dei calabresi. Un’ottica quindi non soltanto di breve periodo, ma dal respiro molto più lungo. Possiamo affermare con relativa sicurezza – conclude il sindacato CSA-Cisal – che atteggiamenti come questi non aiutano nessuno.
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