È un momento decisivo per il futuro dell’Arcea. Come noto, l’organismo pagatore regionale è ormai da tempo “sotto osservazione” sia dai servizi della Commissione europea e sia dal ministero della Politiche agricole, agroalimentari e forestali (MIPAAF). La situazione è particolarmente complessa e tutti conoscono il rischio conseguente al mancato superamento delle criticità finora segnalate: si potrebbe arrivare alla revoca dell’accreditamento come organismo pagatore e quindi mettere in serio dubbio il futuro lavorativo di circa 40 dipendenti di ruolo. Dopo l’addio del precedente commissario, al suo posto è stato indicato il dirigente regionale Salvatore Siviglia. Gli atti finora prodotti dal nuovo commissario – afferma il sindacato CSA-Cisal – sembrano finalmente poter inaugurare un cambio di passo dopo gestioni non proprio risolute.
I NUMERI DEL PERSONALE - Apprezziamo come il commissario di Arcea qualche giorno fa abbia voluto notificare a tutti i dipendenti dell’organismo pagatore una relazione che illustra l’attività intrapresa. Un atto di coinvolgimento da apprezzare. Il sindacato CSA-Cisal ritiene doveroso condividerne i contenuti principali, in nome della trasparenza e del principio dell’accountability (la possibilità di verificare in futuro il raggiungimento degli obiettivi prefissati). Nel documento sono indicati alcuni degli atti propedeutici tesi ad affrontare una delle più rilevanti criticità di Arcea: anzitutto, la carenza di personale. In data 20 febbraio è stato adottato, dopo mesi di stallo, il bilancio di previsione 2021/2023 (che tre giorni dopo è stato deliberato anche dalla Giunta regionale). Il 22 febbraio è stato adottato il “Piano di rilancio di Arcea – Indirizzo Strategico Sportelli Informativi”, e contestualmente il fondamentale piano del fabbisogno del personale 2021/2023. Il 12 marzo è stata stipulata una convenzione con l’Arsac al fine di attivare l’istituto dell’utilizzo di 39 unità presso l’Arcea. Il piano del fabbisogno di personale prevede una “dotazione standard”, oltre al direttore, di 4 dirigenti, 52 dipendenti di categoria C e D e 4 collaboratori amministrativi con categoria B. Sommati ai funzionari di Arsac si arriva a circa 100 lavoratori. A questi si aggiungono altre 3 unità che hanno un contratto in forma flessibile. “In tal modo la struttura organizzativa dell’organismo pagatore – si legge nel documento – potrà essere in grado di continuare a rispettare la corretta ripartizione dei poteri e delle responsabilità a tutti i livelli operativi, con una corretta segregrazione delle funzioni Autorizzazione- Contabilizzazione- Esecuzione”. Non sappiamo se questo piano sarà successivamente rivisto o meno, ad ogni modo per grandi linee appare idoneo al rilancio dell’Agenzia. Da sottolineare inoltre come, con decreto n. 70 dell’11 marzo, siano stati istituti tre sportelli informativi nelle sedi: Sibaritide, Cosenza e Reggio Calabria. Un modo per avvicinarsi ai “beneficiari” dell’attività dell’Arcea, cioè gli agricoltori che devono sopportare una morfologia territoriale, come quella calabrese, non certo favorevole. Di certo non esiste la bacchetta magica e per le altre correzioni richieste dalle Autorità, come quella sulla corretta gestione dei pagamenti, il sanamento di pregresse irregolarità e la questione del debito, servirà un’oculata opera di risanamento ma questi “primi passi” sembrano incoraggianti.
UN ORGANISMO DA PRESERVARE - Fin da quando è scattato l’allarme sull’Arcea (era il 2019 quando sono iniziate le verifiche comunitarie e del MIPAAF) come sindacato ci siamo schierati sul fronte della necessità di preservare l’Arcea, un patrimonio da difendere e tutelare per la Calabria e per il comparto agricolo regionale. Basti pensare che l’Agenzia rappresenta una realtà unica nel suo genere nel Mezzogiorno poiché tutti gli altri organismi pagatori sono stati istituiti presso Regioni del Nord (Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Province Autonome di Trento e Bolzano), con l’eccezione dell’ultimo ente accreditato nel corso del 2020, l’ARGEA, con sede in Sardegna. L’ottenimento ed il mantenimento dello status di Organismo Pagatore non è agevole, infatti, richiede l’attivazione di un complesso ed articolato iter oltre che il rispetto di stringenti vincoli di derivazione soprattutto comunitaria: per tali motivazioni, non tutte le amministrazioni regionali sono riuscite nel corso degli anni ad avviare una propria agenzia autonoma di pagamento e devono, pertanto, far riferimento all’ente nazionale AGEA, con conseguenti limitazioni nella Governance dell’intero sistema delle erogazioni in ambito agricolo. Dunque, il mantenimento dell’Arcea e il suo regolare funzionamento rappresenta un vanto per la Calabria. Non fosse altro che è l’organismo pagatore, su scala nazionale, chiamato a gestire il maggior numero di beneficiari (circa 120 mila), cui eroga annualmente oltre 300 milioni di euro. È facilmente comprensibile, pertanto, quanto sia importante il compito istituzionale svolto da tale Agenzia, che garantisce ingenti risorse economiche per un settore cruciale per l’economia dell’intera Regione.
L’IMPORTANZA DI PUNTARE SULLE RISORSE INTERNE - Le iniziative illustrate sopra sono sottoposte ad un cronoprogramma serrato che consentirà all’Agenzia di tentare di rispettare le prescrizioni formulate negli ultimi anni. In attesa di ricevere il riscontro ufficiale del Ministero, dei servizi della Commissione Europea e dell’Organismo di Certificazione, Deloitte & Touche, dall’Agenzia trapela, anche sulla scorta delle costanti interlocuzioni intercorse nelle ultime settimane con gli altri attori istituzionali coinvolti, trapela un cauto ottimismo in relazione al raggiungimento dell’obiettivo finale. Se queste sono le impressioni, ci auguriamo che tutto andrà per il verso giusto. Riconosciamo come anche l’assessore al ramo abbia tributato un’adeguata attenzione alla tematica. Il sindacato CSA-Cisal osserverà attentamente l’evoluzione della situazione. Non ci resta far notare che, quando la politica invece di cedere alle sirene di commissari esterni all’Amministrazione regionale, punta su risorse interne, valide e preparate, i problemi possono essere affrontati con dovizia e serietà. Come già sottolineato in interventi precedenti del sindacato, è opportuno che l’Ente regionale piuttosto che bistrattare le sue risorse interne le valorizzi, e poi probabilmente arrivano anche risultati positivi. Tutto questo – conclude il sindacato – perseguendo l’interesse collettivo e aumentando la fiducia nei dirigenti e nei dipendenti della Regione Calabria.
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