di EDOARDO CORASANITI
Cucine aperte al carcere di Catanzaro, per un carcere aperto alla città e nella città. E' questo uno degli slogan che ha stimolato l’iniziativa dell’Associazione provinciale cuochi e che oggi ha preparato un pranzo per i detenuti. A raccontarla sono i protagonisti della giornata che ha strappato sorrisi e sforzi comuni, tracciati da un percorso che crea alternative. A coordinare il progetto e idearlo un ispettore, Tommaso Proganò, capace di mettere insieme tutte le energie e le forze necessarie per l’iniziativa.
Per Domenico Origlia (presidente associazione provinciale cuochi Catanzaro), l’iniziativa nasce “dall'idea dello chef Francesco Marinaro, docente di cucina in carcere e in collaborazione con DSE (dipartimento emergenziale della Federazione Italiana Cuochi) presieduta a Catanzaro dallo chef Francesco Corapi. Dal colloquio con la direttrice Paravati sono nate le idee per altri percorsi. È uno strumento utile per essere un vale aggiunto e per offrire spiragli ai detenuti attraverso la forza della cucina che fa da medicina. Alcuni di loro ci hanno detto di sentirsi fortunati perché mentre cucinano si svagano ed è il nostro intendo. La convivialità unisce ruoli diversi e avvicina il mondo nascosto (in carcere) con il mondo esterno. Tante cose mi erano sconosciute prima e così possiamo dare ai detenuti l'opportunità di avvia percorsi che riscontrano interesse. L'associazione come tramite tra il carcere e il mondo del lavoro. Diamo una ventata di speranza che è molto emozionante e loro poi applicano le loro conoscenze anche nelle celle dove hanno dei fornetti e, con ingegno, sono riusciti a cuocere anche la pizza. Vogliamo mirare a una cucina che sia utile anche all'interno. Grazie alla collaborazione della Lavanderia "Nuova Nivea" di Satriano Marina che ha donato il tovagliato per oggi e l'esubero andrà all'istituto alberghiero per le esercitazioni di sala e cucina. Grazie anche alle associate Valentina Amato e Antonella Arena per la torta”. Ma al centro ci sono i detenuti, al centro dell’iniziativa. Non solo spettatori ma parte attiva del pranzo. Alcuni di loro hanno collaborato e il servizio si è concretizzato anche oggi.
Oltre alla direttrice Angela Paravati, don Giorgio, il vescovo Claudio Maniago ,i magistrati di sorveglianza Angela Cerra e Antonella Galati, il sostituto commissario Giacinto Longo e dirigente aggiunto Simona Poli, a salutare e farsi da portavoce è Michele: “Il Covid ha bloccato tutto questo che potrebbe aiutarci. Vorremmo aumentassero i corsi e l'occasione di incontrare volontari per aumentare le opportunità. A fine pasto ringraziano tutti i presenti e soprattutto Ispettore Tommaso Proganò per aver permesso loro di vivere una così bella giornata”. Parole di apprezzamento anche dal vescovo di Catanzaro-Squillace, Claudio Maniago: “Sono ben contento di trovarmi qui per due motivi: La società civile in contatto con il carcere per aiutare queste persone in un percorso scoiale che porti verso incontri per riparare e redimersi ; tavola con altissimo livello di gioia e condivisione. L'idea che non siano "reietti", rifiuti della società, ma che facciano un percorso per la reintegrazione, attraverso giustizia riparativa”. Angela Paravati, direttrice dell’istituto penitenziario, che racconta l’emozione di “una gioia e penso che l'emozione di averci dato in carcere un pranzo con questo tovagliato, dev'essere stata grande ed è in connubio con società esterna”.
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