di STEFANIA PAPALEO
Marisa Provenzano non c'è più. Un ictus ha spento quel suo sorriso sempre pronto ad aprirsi quando ti incontrava su corso Mazzini, nel centro storico di Catanzaro dove ha sempre abitato. Scriveva Marisa, scriveva e declamava poesie. A Catanzaro era molto conosciuta e stimata. Vulcanica, combattente, Marisa metteva la sua vivace intelligenza al servizio di ogni battaglia sociale che le si proponesse.
Fedele alla sua Catanzaro, dove è nata e cresciuta, Marisa, dopo la laurea in Filosofia, ha insegnato per anni nelle Scuole Superiori. Il suo amore per la lettura e la scrittura risale all'infanzia. L'ambiente familiare, sensibile al mondo dell'arte, della musica e della scrittura, fu uno dei principali incentivi al suo interesse per la poesia. Tra i maggiori stimoli, nella sua adolescenza, furono le parole di approvazione per i suoi scritti da parte del cugino paterno, il critico letterario Umberto Bosco (Accademico dei Lincei e persona di grande spicco nello scenario culturale nazionale), che la sollecitarono a non abbandonare mai questo 'impulso interiore', questo grande desiderio di mettere su carta le emozioni.
Già negli anni '60 e '70 alcune sue liriche furono pubblicate su "Calabria Letteraria" e su altre Riviste di settore. In questi anni partecipò a "Conversazioni Poetiche" in Radio e presso alcune Associazioni Culturali e nel 1971 pubblicò il suo primo libro di liriche: "Triangolo di luce" (E. Pantaleone Sergi).
Non abbandonò mai la scrittura e nel 2008 pubblicò il suo primo romanzo autobiografico: "Qualunque cosa accada ... amala" (Aljon Editrice 2008). Partecipò, anche con poesie inedite e sillogi, a Concorsi Nazionali e Internazionali, riscuotendo numerosi riconoscimenti e classificandosi spesso nei primi tre posti, pubblicando diverse raccolte di liriche.
Diverse e prestigiose le cariche ricoperte: Membro Onorario a Vita per meriti Culturali del centro di Divulgazione U.P:C.E. di Sutri; Delegata Regionale per la Calabria del salotto Letterario; Responsabile per la Calabria del Cenacolo "Altre Voci" di Milano; Accademica dell'Accademia Internazionale "Il Convivio"; Socia aderente dell''a.s.a.s. Associazione Siciliana Arte e Scienza; Socia dell'Associazione Culturale Versilia Club di Massa; Socia del "Club dei cento" di Torino. Fece parte di alcune Giurie di Premi Nazionali.
Sempre piena di idee e suggerimenti, ha fornito il suo contributo anche alla nostra testata. E ora ci piace ricordarla con il suo augurio per il 2020 pubblicato a sua firma il 23 dicembre 2019 su La Nuova Calabria. Ciao Marisa. La tua città non ti dimenticherà.
Il Vecchio Anno se ne va. Riflessioni sulla vecchiaia
Stiamo per salutare l’anno ‘vecchio’ e attendiamo quello ‘nuovo’ ed ogni anno è così, sembra un copione già recitato.
Voglio soffermarmi sulla parola ‘vecchiaia’, soprattutto riferita alla donna.
Da donna, posso dire che, secondo gli standard, io non sono più giovane, o, come si direbbe con garbo, sono una donna matura, aggettivo sgradevole perché ambiguo.
Eufemismi vari per addolcire la parola: terza età, quarta età, diversamente giovane, vintage e così via.
Spesso sentiamo dire che non si sa cosa fare per ‘ammazzare’ il tempo, oppure che il tempo porterà consigli, che il tempo vola o che non passa mai, che il tempo è galantuomo e così via.
Il Tempo non è che una realtà.
Tutti (o molti) invecchiamo, ma la donna invecchia diversamente dall’uomo, anche se ha uno sguardo più indulgente verso l’uomo che invecchia.
A una donna non verrebbe mai in mente di vedere un uomo non più fresco, ma lo vedrà interessante, un tipo, una persona intelligente, un uomo con ottime virtù … alla donna anziana ci si rivolge con frasi simili: non è più fresca, era tanto carina da ragazza, è una bella signora di una certa età, è una donna matura o altro.
La freschezza appartiene alla verdura, alla frutta, la donna è giovane, invecchia ma rimane sempre una donna.
Ci si confronta con gli uomini come se l’età appartenesse solo alle donne, perché l’uomo è sempre ‘sulla giostra’ e la donna, per molti uomini, rimane ai margini.
Anni e anni di lotte delle donne per ottenere i diritti dovuti ed ancora restano intatti gli stereotipi ai quali gli uomini non vogliono rinunziare.
Alla donna non si chiede mai l’età, questa misteriosa e indicibile età che non si può svelare. Sarà che io sono profondamente orgogliosa dei miei anni, perché sono la mia Vita, il tempo che ho vissuto con le passioni ed i sogni, costellato da tanti dolori e delusioni, frammentato di gioie e sorprese, insomma il mio tempo, quello che non posso dimenticare né nascondere.
La vita ci offre la possibilità di invecchiare e vorrei che si usasse ancora il termine ‘vecchiaia’ con orgoglio e Amore. L’invecchiamento così diventerebbe ‘creativo’, quella fase della vita in cui ci si può consentire l’ironia, il sorriso, l’autocritica, la libertà di dire e di pensare, di sbagliare e di amare.
La vecchiaia non è l’anticamera della morte, perché la morte appartiene alla vita tutta e non ad un’età prestabilita.
La vecchiaia è ormai diventata una realtà ‘attiva’, un possibilità ulteriore e non una differenza o un disagio
Certo anche la morte è ineluttabile, ma non si può vivere nella sua attesa, sarebbe morire ogni istante …
La donna e l’uomo sono persone e non bisogna aggiungere aggettivi e la vita deve durare tutta la vita, con i suoi sì’ e con i suoi no.
Forse bisognerebbe smettere di non accettare il normale decadimento fisico, aspirare ad un’identità di falsa giovinezza, fatta di interventi ‘estetici’.
Bisognerebbe intervenire ‘eticamente’ sulla nostra vita, raggiungere la meta della sobrietà, della saggezza fatta di cultura e cura delle persone tutte, della solidarietà e non della compassione, della riconoscenza e della gratitudine, della vacuità dei beni materiali, ricordando che il Natale è rinascita, e che non si riduce al panettone ed ai regali.
Così potremo salutare il vecchio anno ringraziandolo ed accogliere il nuovo con lo spirito della curiosità e del rispetto.
La vita è come una stoffa ricamata nella quale ciascuno nella prima metà dell'esistenza può osservare il diritto, nella seconda invece il rovescio; quest'ultimo non è così bello ma più istruttivo, perché ci fa vedere l'intreccio dei fili.
Anche il nuovo anno avrà il suo diritto e il rovescio ma sarà tempo e lo vivremo con le attese e con le speranze, come è giusto, ma cerchiamo di viverlo come il tempo della nostra vita, scegliamo le nostre vie e anche se a piccoli passi, per i vecchi, lasciamo orme, segni per quanti ancora vivono nell’indifferenza, nella noia, nel maledire ogni cosa, nell’insoddisfazione, nel malumore.
Che sia sempre Vita il nostro tempo e diventiamo consapevoli di esserne protagonisti e mai comparse. Invecchiare è un privilegio ed auguriamoci di essere anche noi vecchi … in salute.
BUON 2020 a tutti.
Marisa Provenzano
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