
di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
"Ho immaginato una coppia mista: lei palestinese lui israeliano e cosa cosa accadrebbe se tentassero di scappare in Egitto, e da lì parte l'avventura che finisce con un presepe in spiaggia".
Questa è "Fuga in Egitto" di Federico Berti, navigato cantastorie invitato a "Cuore Cantastorie", Festival nazionale dei cantastorie giunto alla terza edizione organizzato alle gallerie del San Giovanni da Francesca Prestia e presentato dal giornalista Marcello Barillà.
"Il cantastorie ha un percorso artistico in parte tradizionale e in parte di normale apprendistato con la musica e l letteratura - spiega l'artista di strada - . Son circa 30 anni che faccio questo lavoro".
Poi dice: "Questo strumento che porto con me è una batteria portativa sulla quale ho fatto alcune innovazioni sulla portabilità e riguarda l'ergonomia, l'ortopedia e la tecnica di come suonarlo. So porta in aereo senza smontarlo: è un timpano bifronte. Da una parte c'è la grancassa e dall'altra il rullante, lo splash, l'armonica a bocca la chitarra e anche il kazoo che oggi non ho".

E prosegue: "Stasera presento "Fuga in Egitto" che ho scritto a posta per l'occasione e vuole essere in parte un omaggio alla mostra di Giampaolo Borghi, presidente del museo etnografico dei Ferrara, sul repertorio degli orbi siciliani e dei cantastorie calabresi e in parte a Otello Profazio scomparso l'anno passato in sordina, un grande figura letteraria e musicale che nadava ricordata meglio. In sostanza sono partito dalla sua fuga in Egitto delle sacra famiglia incalzata a Erode e l'ho attualizzata".
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