Curcio verso la Procura di Catanzaro, nessun commento sulla nomina: critico sulle riforme

di FILIPPO COPPOLETTA

"Attualmente sono il procuratore della Repubblica di Lamezia Terme. Allo Stato c'è solo una proposta, il nulla dunque". Il procuratore Salvatore Curcio non si sbilancia e non commenta in alcun modo il suo prossimo arrivo alla guida della Procura di Catanzaro. Quest'oggi, il magistrato, è stato ospite di un convegno sul lavoro e la tutela penale tenutosi presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Umg di Catanzaro. 

TUTELA DEL LAVORO

"La tutela penale del lavoro è un argomento che è stato estremamente trascurato per molti decenni. Con l'introduzione di una nuova fattispecie di reato che è l'art. 603 bis del codice penale nella sua duplice portata del caporalato, si sono un accesi i riflettori ma la problematica è estremamente complessa ed ha bisogno di una maggiore attenzione non solo in sede giudiziaria, ma di una maggiore attenzione sociale, per accendere i riflettori su un qualcosa che è estremamente diffuso e che coinvolge anche degli aspetti, su tutti l'etica di fare impresa, e anche l'etica dei consumi, che dimostrano come il problema sia estremamente variegato e sfaccettato e per la cui soluzione è necessaria non solo un'attività giudiziaria stringente, perché il momento repressivo non è mai risolutivo di un problema, ma ha bisogno della sinergia di tutte le articolazioni istituzionali per far sì che insieme si addivenga ad affrontare il problema in maniera organica e complessiva" ha commentato Curcio. 

SEPARAZIONE CARRIERE E RIFORME

"Sono assolutamente contrario alla separazione delle carriere per un duplice ordine di ragione - ha aggiunto Curcio rispondendo alle domande dei cronisti presenti - perché la separazione della carriere è stata indicata come la panacea di tutti i mali, non è la separazione delle carriere alla base del non corretto funzionamento, in termini di efficienza e rapidità, del sistema di giustizia; l'altro ordine di ragione è che invece di avvicinare il pubblico ministero, il magistrato requirente, alla cultura della giurisdizione, alla cultura della responsabilità, alla cultura della prova, noi in questo modo lo allontaniamo. È vero, per carità, che anche la novellata Carta costituzionale sul punto ribadisce l'autonomia ed indipendenza del magistrato, ma è altrettanto vero che pensare ad un pubblico ministero separato dalla giudicante, con due distinti organi di autogoverno e via dicendo, come riforma fine a se stesso francamente mi pare un po' difficile, perché il timore di tutti è che il passo successivo sia la costruzione piramidale gerarchica e quindi la sottoposizione della magistratura requirente al ministro di grazia e giustizia. Come in altri paesi, solo che in altri paesi, per esempio in Francia, le indagini serie non le fa il pubblico ministero, ma le fa un organo indipendente che è il giudice Istruttore".

"Le riforme - ha poi spiegato il procuratore - almeno per quello che allo Stato si sente di dire, non toccano il profilo della criminalità organizzata di tipo mafioso. Il sistema del cosiddetto doppio binario processuale, sia in termini di indagini di normativa sulle indagini preliminari sia in termini di normativa sull'attività dibattimentale e processuale in senso stretto, è rimasto pressoché invariato. Però è chiaro che, da magistrato del pubblico ministero, su tutti questi aspetti, ho le mie riserve. È chiaro che se vai ad incidere su quella che è la la capacità, il volume di fuoco della magistratura requirente, è chiaro che i risultati saranno sicuramente minori rispetto a quelli che ciascun cittadino in termini di garanzia della sicurezza sociale e delle esigenze di cautele sociale si aspetterebbero". 

E sull'abuso d'ufficio: "Vedremo, sapete benissimo che la questione è stata già rimessa alla Consulta. Vediamo quello che succederà". 

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