Sacerdote paolino e giornalista, Don Antonio Tarzia, originario di Amaroni, ogni anno torna nella sua Calabria
23 agosto 2022 09:40di TERESA ALOI
Si dice che nulla accada per caso. E allora bisogna tornare a più di 70 anni fa per conoscere la storia di don Antonio Tarzia. Perché, forse, se non fosse stato per quei lavori di ristrutturazione al seminario di Squillace che ne hanno ritardato il suo ingresso, la sua vita avrebbe preso una strada diversa.
Sacerdote paolino e giornalista. Due realtà che, per sua stessa ammissione, si fondono diventando un'unica imprescindibile. Al petto, la medaglia d'oro per i suoi 50 anni di attività giornalista. Calabrese, di Amaroni - il paese del miele- milanese d'adozione. Classe 1940, fondatore e direttore per oltre 20 anni della rivista “Jesus” e direttore del Gruppo Libri San Paolo, Don Tarzia ha diretto “Il Giornalino” in anni cruciali della trasformazione mondiale dei mass-media, vale a dire la prima piccola affermazione dei nuovi prototipi di social media che si avviavano a fare breccia nelle menti dei giovani lettori. Senza dimenticare l'Enciclopedia audiovisiva. Attualità senza pari.
Oggi è presidente dell'Associazione Centro Culturale Cassiodoro, da lui fondata nel 2007.
Papà organista e postino. In quel seminario, don Antonio Antonio Tarzia non entrerà neppure l'anno dopo. E a Squillace non tornerà neppure quando il padre insisteva per averlo prete ma soprattutto vicino casa. Perché "La nostra parrocchia è il mondo" ama ripetere facendo sua la frase di don Alberione, fondatore della San Paolo. E come dargli torto a chi il mondo lo ha attraversato prendendone sempre il meglio.
Da Squillace ad Alba, in provincia di Cuneo. Oltre 1240 chilometri di distanza da casa. Lì, quel bimbo ci arriva accompagnato da un conoscente in partenza verso la Svizzera. Ed è ancora bambino quando viene "letteralmente" travolto dai giornali. Mette le copertine alle copie di Famiglia Cristiana, fresche di stampa, che poi venivano cucite e spedite. Allora, si parlava di oltre un milione di copie. Fonda un primo giornalino - "Noi" - un secondo e un terzo.
Con "umiltà di lavorare con chi è migliore di me" lega il suo nome a chi ha fatto la storia: a Papa Giovanni Paolo II, a Papa Benedetto XVI, al cardinale Gianfranco Ravasi, a Fidel Castro e a Luciano Pavarotti, solo per citarne qualcuno. E come sempre, dà e prende il meglio.
Alla domanda se ha il desiderio di incontrare qualcuno, don Antonio Tarzia non ha dubbi: il Papa emerito Ratzinger. E sarebbe "l'ennesima volta".
Oggi sta scrivendo un diario, una sorta di autobiografia: "I miei amici". Quelli di ieri e quelli di oggi.
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