'Dal green pass alla deriva totalitaria nella gestione della pandemia', Granato: "Il vaccino non è la soluzione al problema"

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Dibattito-confronto (in presenza e in remoto) nella sala conferenze del Museo Musmi di Catanzaro, con il contributo di giuristi e medici.

  29 novembre 2021 08:58

"L’unica valida soluzione per superare l’emergenza sanitaria determinata dalla diffusione persistente – nonostante la massiccia campagna vaccinale – del Covid 19 è quella di “investire in tutte quelle terapie come quelle precoci domiciliari che molti medici hanno messo a punto e stanno mettendo in pratica per impedire le ospedalizzazioni e per far sì che tutti possano guarire e immunizzarsi in maniera naturale”.

E’ quanto afferma la senatrice Bianca Laura Granato nel corso del dibattito-confronto (in presenza e in remoto) tenuto sabato pomeriggio nella sala conferenze del Museo Musmi di Catanzaro, con il contributo di giuristi e medici. Il titolo dell’evento – che ha registrato una numerosa interazione social, parliamo di più di 1.600 interazioni a testimonianza del coinvolgimento su un tema considerato decisamente sensibile - infatti, è “Superare l’emergenza sanitaria, cure e soluzioni a confronto”. 
 
Un convegno voluto  per “descrivere la situazione dell’emergenza sanitaria, dalla sua genesi ad oggi quando sembra che questa situazione non arrivi a conclusione. Probabilmente si è sbagliato qualcosa: ne parliamo con medici e giuristi, anche per capire com’è stata affrontata dai vari governi”.
 
La senatrice Granato ha ribadito “la posizione critica e fortemente scettica  rispetto a come l’hanno gestita i governi. D’altra parte i risultati dopo due anni ci danno fondati motivi di dubbio su questa politica sanitaria. Mi convinco sempre di più che il vaccino non è la soluzione al problema: ho diffidenza nei confronti di un farmaco che dovrebbe intercettare preventivamente un virus ma in realtà non è in grado di contenere virulenza né contagiosità, mi sembra quindi – ha proseguito la senatrice – un  farmaco totalmente inutile, che provoca tanti effetti avversi come ho riscontrato  in persone a me molto vicine. Non ritengo davvero la pena esporsi  a questo rischiosi”.
“Penso, anzi ho la conferma da tanti medici non cui sono in contatto, che dopo due anni e mezzo a rincorrere varianti, lockdown e altre cose la cosa migliore è proprio dare spazio alle terapie, quindi potenziare la sanità pubblica, la medicina di base e formazione ei medici su queste terapie che danno risultati. Solo così ne usciremo. Sul piano giuridico costituzionale – ha quindi aggiunto la senatrice del Gruppo Misto – ci troviamo davanti a una gravissima deriva totalitaria, non viviamo più nella certezza del diritto, ci sono persone che rischiano il lavoro perché non accettano di sottoporsi a terapie che hanno tutte queste incognite e non danno una grande prospettiva di contenimento del virus. Penso che la nostra sia una posizione più che legittima”.
 
A portare il proprio contributo al dibattito le opinioni di giuristi quali gli avvocati Tina Stella del foro di Paola (CS), Fabio Trapuzzano e Gianfranca Bevilacqua, entrambi del foro lametino. A loro la senatrice Granato ha affidato il compito di argomentare circa le misure attuate dal governo, definite “discriminatorie e lesive dei diritti umani e civili per una categoria di persone indotte a un trattamento sanitario ancora in fase di sperimentazione”. 
 
“Sono una sostenitrice dell'articolo 21 della Costituzione, che parla di libera manifestazione del pensiero, che dev'essere mantenuta senza mai farsi influenzare da informazioni di sistema e di messa. Ma fondamentale è anche l’articolo 32 della Costituzione – ha dichiarato l’avvocato Bevilacqua - che tutela il diritto alla salute anche e soprattutto come diritto dell'indiviso: non è previsto da nessuna parte che una pseudo-esigenza di solidarietà sociale possa comprendere il sacrificio delle libere scelte individuali, perché la somministrazione di questo farmaco non può essere considerata alla stregua di un Tso”.
 
Secondo l’avvocato Trapuzzano “bisogna puntare sulle cure domiciliari che potrebbero potare a ridurre le ospedalizzazioni del 90%. È stato dimostrato che un gruppo di 300-400 medici ha curato circa 60mila persone con 6 decessi e pochissime ospedalizzazioni, per cui se si ricorresse alla medicina del territorio con le cure domiciliari, il problema si risolverebbe in fretta e abbatteremmo ospedalizzazioni e decessi ricorrendo meno possibile alle terapie intensive, e lasciando le persone a casa. Sin dai primi sintomi potrebbero essere curate con farmaci che sono stati boicottati ma la cui validità è confermata da tanti medici. Il vaccino – ha detto ancora - potrebbe rimanere a vantaggio di chi dicerie di farlo, magari i soggetti più fragili, ma  la via della vaccinazione universale non farebbe altro che perpetuare lo stato di emergenza sanitaria perché creerà sempre delle virus-resistenze”.
 
Alle loro voci si sono aggiunte quelle dei dottori Vincenzo Martucci, immunoematologo dell’Azienda ospedaliera di Udine, e Domenico Mastrangelo, ematologo ricercatore dell’Università di Siena che ha aspramente criticato il sistema dei tamponi che “dovrebbero essere smessi di fare per uscire da questa “psicopandemia”, perché rilevano frammenti del virus definendo come malati anche i contagiati asintomatici».
 

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