Daniela Rabia racconta “ARPAL: una nuova storia calabrese”

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L'ingresso della Cittadella regionale
  02 maggio 2024 08:28

di DANIELA RABIA

Esistono i miracoli? Si e sono di almeno due tipi, quelli che solo il Cielo può operare e quelli che possono essere costruiti da uomini di buona volontà e che per primi li credono possibili.Arpal, Agenzia Regionale per le Politiche Attive del Lavoro è insieme un miracolo umano e una rivoluzione del mercato del lavoro calabrese.

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Con i suoi circa quattrocento lavoratori dipendenti pubblici questa neonata agenzia è una nuova realtà calabrese regionale che opera sin da subito in materia di politiche attive del lavoro.A volerla fortemente sono stati più di tutti due grandi visionari il Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e l’Assessore Regionale al Lavoro,Giovanni Calabrese.

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Fossero stati dei semplici sognatori avrebbero sognato e non credo realizzato cotale impresa. La visione è qualcosa di più, è un progetto di medio o lungo periodo che si realizza a fatica, superando ostacoli, intestardendosi perché il traguardo a portata di mano a volte si allontana. Ma va tagliato. A tutti i costi. Lo si è promesso, lo si è annunciato, è un dovere morale raggiungerlo. È una necessità storica. E oggi si è scritta una pagina di storia indelebile della Regione Calabria.

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Una pagina di svolta nel mercato del lavoro così precario e frammentato. C’è un diritto negato ai precari per anni ed è quello di dormire la notte, perché loro spesso si svegliano prima dell’alba e s’interrogano sul presente prima ancora che sul futuro. Da oggi questo diritto non scritto in nessuna tavola di valori è acquisito. Ripeto da anni che noi precari frammentati nell’anima rappresentiamo a pieno unendo i nostri pezzi una terra che con i suoi ottocento km di coste frastagliate e quattrocento paesi, frammenti a loro volta di un territorio unitario, deve vincere la sfida del condividere obiettivi. Solo e sempre l’unione fa la forza e vince.

Oggi la vittoria è duplice perché non solo in 400 si ha un lavoro stabile ma lo si ha in Calabria, nella propria dimora naturale. Ho un senso di appartenenza alla mia terra che non mi consente, nonostante un concorso ministeriale vinto, di andarmene, di tagliare le radici, di emigrare, di raccontare da scrittrice altri luoghi perché ovunque vada vedo Calabria. I miei fiumi, i miei laghi, i miei monti, un sole che sorge e tramonta qui come in nessuna parte al mondo sono tutta la mia vita.

Perché rinunciarci? Perché ricominciare quando è possibile continuare nella quotidianità, nella narrazione, nelle emozioni. Sarà abitudine, qualcuno potrebbe pensare. No è molto di più, è legame indissolubile, è catena d’amore che non si può spezzare perché ogni anello è un passo di storia immutabile, unica e irripetibile. La Politica con la P maiuscola oggi ha dimostrato quanto il volere sia potere, quanto l’essere delle cose possa coincidere con il suo dover essere, ha tracciato un solco tra il prima e il dopo, ha operato quel cambiamento annunciato che richiede tempo. Un tempo che se non si comincia a camminare nella giusta direzione, può dilatarsi e forse disperdersi. Ma oggi no, oggi quel tempo si ferma e vince anche lui sul calcolo statistico delle probabilità, sulle avversità, sulla storia stessa e si eterna scrivendo per sempre o meglio riscrivendo la storia.

Oggi quella storia siamo noi ex precari di una ex Acl, è il Presidente Occhiuto, è l’assessore Calabrese, l’intera Giunta e il Consiglio Regionale della Calabria, ogni Direttore, Commissario, Dirigente che ha cooperato al fine comune.

Da oggi è davvero un’altra storia: la nostra.

 

 

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