di VITTORIO PIO
Un'atmosfera sospesa fra poesia ed incanto ha sottolineato il terzo appuntamento di "Jazz on the Rock" a Pietragrande. Ne è stato protagonista Danilo Rea, pianista dai toni olimpici, che ha eseguito una lunga meditazione sulla bellezza, evidentemente ispirato dalla magica atmosfera che lo ha accolto.
Libertà creativa, gusto, eleganza sono alcune delle caratteristiche esclusive proprie al pianista gentiluomo per eccellenza, che in carriera ha spesso messo a disposizione il suo tocco sopraffino al servizio di Mina, Baglioni, Paoli, Mannoia e tantissimi altri. Rappresentano le tappe di un viaggio che è stato parzialmente riproposto ieri, in cui la platea (partecipe per quanto a volte incredula), si è sentita continuamente coinvolta ma allo stesso tempo sorpresa per la scelta del repertorio a mani e mente libere, in cui Rea alla stregua di un novello cercatore d'oro, ha spaziato ed esteso di continuo la sua arte, mescolando generi ed emozioni, dalla musica pop, al prediletto jazz fino alla classica e la canzone d'autore, attingendo generosamente a sonorità e ritmiche proprie di un istinto che rovescia di fatto i ruoli suggeriti dallo schema di partenza: in realtà è stato il piano, ovvero lo strumento, a far risuonare ciò che rimane presente all'interno dell'animo del musicista e non viceversa.
Era stata subito atmosfera a partire dal sound-check realizzato al tramonto, con alcuni brani particolarmente romantici, fra cui la chicca di "Vorrei che fosse amore", una deliziosa ballad del Maestro Bruno Canfora, fra i capisaldi del repertorio associato a Mina, in larga parte ripresi durante il concerto. Particolarmente emozionanti le rese di "Moon River", "Fields of Gold", Hallelujah ma anche "The Man I Love", "A Mano a Mano", "Oh Che Sarà", l'inconfondibile melodia brasiliana tradotta da Ivano Fossati in medley con la ballad cubana "Quizas, Quizas, Quizas", ma anche "Amore Bello", "Sapore di Sale", "Mille Giorni di Te e di Me". Brani destinati ad attraversare il tempo e le mode, che hanno sottolineato alcuni dei migliori ricordi dei presenti in sala, letteralmente avvinti dalle capacità affabulatorie di Danilo, il cui piede ha spesso battuto il tempo e la memoria sulla pedana del suggestivo palco che guardava alla rocca di Pietragrande, con l'aggiunta di una languida e complice luna che rischiarava la baia. Un salto quantico di poesia, che ha fatto accendere molti cuori con "Your Song" di Elton John e la sempre struggente delicatezza de "La Canzone di Marinella", prima del vortice finale affidato a una più che mai travolgente resa di "Bocca di Rosa", sempre dal repertorio principesco di Fabrizio De Andrè. Pianista di impareggiabile sensibilità e gusto, Danilo Rea ha fra i suoi requisiti principali anche quello di essere rimasto naturalmente affabile e cordiale con tutti quelli che della sua arte ne restano soggiogati. Alla fine dell'esibizione una lunga coda di foto e autografi hanno chiuso come meglio non si poteva una serata che resterà a lungo impressa nella mente e nei ricordi dei presenti. Questa prima edizione di una rassegna assolutamente riuscita nella direzione artistica di Andrea Porcelli, si chiuderà il prossimo lunedì, con il recupero della data di cui sarà protagonista la fascinosa vocalist Simona Molinari.
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