«I recenti dati pubblicati dall’Istat sul lavoro in Italia consentono di esprimere moderata soddisfazione e, al contempo, confermano alcune preoccupazioni. Di sicuro, è particolarmente interessante il dato relativo alla crescita della forza lavoro occupata e la riduzione della percentuale di disoccupazione che va sotto la soglia del 10 per cento». A dirlo è la consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco che tuttavia sottolinea come «si debba capire se tutto ciò è dovuto al traino esercitato dal positivo andamento dell’occupazione nell’intera Europa, oppure se si tratti di una tendenza strutturale riferita al nostro Paese e che può aprire una prospettiva di stabile e duratura crescita dell’occupazione. L’Italia, com’è noto, nonostante il miglioramento dei dati sul lavoro, si colloca tuttora al terz’ultimo posto in Europa seguita dalla Spagna e dalla Grecia».
Il rammarico di Flora Sculco è altrettanto chiaro: «Purtroppo, la crescita dell’occupazione non ha interessato le fasce giovanili per cui i livelli di disoccupazione rasentano cifre elevatissime, mai conosciute dal dopoguerra, ma, ancora più grave, l’occupazione non solo non aumenta bensì peggiora nelle regioni meridionali ed in particolar modo in Calabria. Permane acuito i l dislivello Nord-Sud al punto che si può quasi dare per certo che alcuni provvedimenti del governo come il “Decreto dignità”, voluto particolarmente dal vicepremier Di Maio, abbiano avuto qualche effetto positivo esclusivamente nelle aree produttive del Nord, dove ha stimolato e favorito la trasformazione di lavoro precario in lavoro stabile mentre nel Sud, in quelle attività legate ad un andamento fluttuante del mercato del lavoro, ha provocato un vero e proprio disastro, come nel caso della Datel, in particolare modo nella città di Crotone dove 800 lavoratori invece di essere stabilizzati sono finiti nelle spire del licenziamento e la conseguente disperazione. Senza dire che l’emorragia non solo non è bloccata, ma continua a produrre ulteriori effetti disastrosi sui livelli occupazionali che sembravano essere consolidati nel sistema produttivo dell’azienda. Si accoglie con favore, la notizia che, finalmente il 19 luglio, è stato convocato al ministero del Lavoro uno specifico incontro sulla situazione della Datel».
Ed ecco l'auspicio: che tale circostanza non sia soltanto un atto di cortesia». E sì, perché «se migliora solo al Nord il quadro occupazionale mentre al Sud resta immobile, anzi peggiora, non c’è dubbio che il governo, ha ignorato e continua sostanzialmente a farlo il Mezzogiorno verso cui, aldilà delle scempiaggini propagandistiche e millantatorie, da un lato non sono indirizzate risorse per sostenere un Piano di rilancio dell’economia e, dall’altro, sono addirittura tagliate le risorse finalizzate ad alcune infrastrutture originate nel precedente governo Gentiloni. Oltre che per il delitto istituzionale annunciato dal governo circa il regionalismo differenziato, torna indispensabile, dinanzi all’impoverimento generalizzato del Mezzogiorno, una sua reazione corale che superi la semplice protesta e definisca una comune strategia di proposte per un’Italia unita che vuole crescere e tornare ad essere forte ed autorevole in Europa e nel mondo».
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