di GABRIELE RUBINO
Sui tempi non c'è male. Quasi a voler recuperare il ritardo (causato dalle lungaggini sui conteggi dei voti), si sblocca subito la partita della sanità. Quella su cui Occhiuto ha già detto di "giocarsi tutto". Nemmeno una settimana dopo la proclamazione, il governo lo ha nominato commissario. Tutto risolto? Certo che no e d'altro canto era un 'passaggio' preannunciato in campagna elettorale. Però lo sprint fa sempre effetto visto che dall'ultimo presidente-commissario sono passati parecchi anni in cui l'esecutivo ha sempre preferito piazzare esterni nonostante incatenamenti minacciati. Hanno giovato la congiuntura politica favorevole (in questa fase, dopo i numerosi fallimenti tutti i partiti volevano cambiare) e gli agganci dello stesso Occhiuto che può chiamare per nome (e non solo per cognome) alcuni componenti del Consiglio dei ministri. Da un certo punto di vista lo stesso Governo Draghi si è fatto un favore stoppando l'escalation di incapacità (di gestione della sanità s'intende) cominciata con i due esecutivi precedenti e che hanno definitivamente azzoppato l'immagine del salvatore forestiero in grado di sistemare le faccende calabresi.
Occhiuto stesso sa benissimo che la partita è in salita. Padre e madre di tutti i problemi sono la quantificazione del debito pregresso e la sua successiva gestione. Commissari, sub-commissari, soggetti attuatori, task force non hanno mai messo nero su bianco un numero definitivo. Senza il dato di partenza non si va da nessuna parte. Lo ha ricordato l'ultimo Tavolo di verifica del Piano di Rientro in cui i dirigenti del Mef (che con il ministro Daniele Franco, che arriva dalla Ragioneria generale dello Stato, magari qualche parola l'hanno scambiata) hanno bocciato la strada dello stralcio. E pure una volta quantificato le reali possibilità del 'clic', dell'azzeramento sono pressoché nulle. L'esecutivo è assorbito dai dossier Ita, la compagnia dalle gracilissime ali nata dalle ceneri di Alitalia su cui è voltato via un bel cargo di miliardi, e Monte dei Paschi di Siena. Se proprio si farà uno sforzo, l'impressione è che si darà una mano per i debiti di Napoli, visto che già il neo sindaco Gaetano Manfredi minaccia le dimissioni. In legge di bilancio, oltre al taglio delle tasse ci sono anche gli interventi su pensioni e reddito di cittadinanza. Vedere il Parlamento occuparsi 'strutturalmente' dei debiti del servizio sanitario calabrese è difficilissimo. Lo stesso Occhiuto, che di politica romana se ne intende, si concentra su altri temi. Un emendamento per dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale, che poi altro non serve se non ad applicare la norma (rimasta lettera morta) del Decreto Calabria bis per individuare 25 esperti per rafforzare la struttura commissariale. La Consulta ha bocciato il fatto che dovesse farsene carico solo la Regione imponendo allo Stato di collaborare. Altra carta tirata fuori è quella sui dirigenti di settore del dissestato dipartimento regionale di Tutela della Salute. Visto che sono pochi quelli attuali e visto che spesso sono in prestito da altri assessorati, l'idea di Occhiuto è quella di chiamare dirigenti direttamente dalle aziende ospedaliere o sanitarie provinciali.
Il Decreto Calabria bis dovrebbe quindi rimanere inalterato (la scadenza è a novembre 2022). Lo stesso Occhiuto ha detto che i commissari di Asp e aziende ospedaliere (nominati da Longo con l'intesa di Spirlì) "saranno valutati". Dunque non dovrebbe spuntare alcuna norma che faccia scattare la decadenza, piuttosto si seguirà esattamente la legge speciale che appunto prevede dei round di verifica sull'operato dei manager. L'unica casella teoricamente libera è quella dell'Asp di Catanzaro, dove al momento c'è un direttore generale facente funzioni. Di per sé non è un male che il Decreto Calabria bis rimanga in vigore. Occhiuto comunque si ritrova in mano ancor più poteri di quelli che avrebbe da 'semplice' commissario ad acta. Ma al di là dei poteri, ancora ci sono da sbloccare i milioni del famoso contributo di solidarietà alla Calabria così come il piano straordinario di assunzioni (da 12 milioni l'anno). Entrambi sono vincolati alla presentazione dell'aggiornamento del Programma Operativo che Longo aveva predisposto ma che poi è rimasto nelle maglie delle valutazioni dei ministeri. Come ha detto Occhiuto: "C'è tanto lavoro da fare".
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