Decreto liquidità/1. La prof dell'Umg Marianna Mauro spiega come gli imprenditori potranno rimanere sul mercato nella fase 2

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Decreto liquidità/1. La prof dell'Umg Marianna Mauro spiega come gli imprenditori potranno rimanere sul mercato nella fase 2
La docente dell'Umg, Marianna Mauro
  24 aprile 2020 12:11

di MARIANNA MAURO*

L’emergenza pandemica del Covid-19 è destinata ad avere grandi ripercussioni sul tessuto socio-economico del Paese: i danni a livello produttivo che vanno definendosi metteranno in difficoltà tutte le imprese italiane, producendo effetti ancora più incisivi sulle piccole e medie imprese meridionali caratterizzate da un elevata esposizione debitoria a breve termine (essenzialmente riferita a debiti fiscali e commerciali).

Banner

Il decreto liquidità (legge 8 aprile 2020, n. 23) ha previsto l’immissione di nuova liquidità per le imprese sotto forma di finanziamenti erogati dalle banche e assistiti da garanzia mediante il Fondo di garanzia per le pmi ovvero la Sace Spa per le grandi imprese. In particolare è prevista a) una garanzia al 100% per i prestiti di importo non superiore al 25% dei ricavi fino a un massimo di 25.000 euro, senza alcuna valutazione del merito di credito. In questo caso le banche potranno erogare i prestiti senza attendere il via libera del Fondo di Garanzia; b) una garanzia al 100% (di cui 90% Stato e 10% Confidi) per i prestiti di importo non superiore al 25% dei ricavi fino a un massimo di 800.000 euro, senza valutazione andamentale; c) una garanzia al 90% per i prestiti fino a 5 milioni di euro, senza valutazione andamentale.

La misura, peraltro già oggetto di dibattito a livello nazionale, presenta diverse criticità che emergono, proprio, dall’osservazione della “realtà imprenditoriale”.

Banner

Con la sospensione delle misure di lockdown gli amministratori dovranno scegliere se: a) ottenere nuova finanza per superare le difficoltà del momento; b) attivare nuovi strumenti; c) cessare l’attività. L’accesso al finanziamento, tuttavia, non sarà né automatico, né sempre adeguato a rispondere alle esigenze imprenditoriali.

In prima battuta, l’accesso al credito potrebbe essere censurato perché aumenterebbe in maniera ingiustificata l’esposizione debitoria causando un definitivo dissesto. Esiste un pericolo reale e concreto al riguardo, considerando che le regole introdotte dal decreto liquidità hanno derogato agli obblighi di automatico scioglimento in presenza di perdite ma non all’obbligo di conservazione del valore aziendale e al monitoraggio della crisi o attivazione degli strumenti di composizione.

La mancata sostenibilità dei nuovi finanziamenti potrebbe provocare un danno diretto ed immeditato nei confronti della società, compromettendo, in maniera definitiva, la continuità aziendale.

La questione è ancora più delicata sotto il profilo della responsabilità degli amministratori della società finanziata, che risponderebbero – in sede civile - nei confronti dei soci e degli altri creditori sociali per la violazione del divieto di artificiosa conservazione in vita dell’impresa in crisi.

Pertanto la richiesta di finanziamenti deve essere attentamente ponderata, partendo da un’attenta analisi dello stato di salute dell’impresa pre Covid-19 che consenta di assicurare la sostenibilità dell’ulteriore finanziamento in un “nuovo” scenario economico-produttivo. È proprio la modifica dello scenario economico che solleva ulteriori dubbi circa l’efficacia delle misure contenute del decreto liquidità. Verosimilmente, le imprese si troveranno ad affrontare una nuova domanda di consumi che imporrà ad un ripensamento dell’intero sistema di offerta. Le imprese che vorranno accettare la sfida di “un nuovo mercato” dovranno intraprendere percorsi di cambiamento che, inevitabilmente, richiedono investimenti che devono essere erogati a fronte dell’implementazione di piani aziendali che garantiscono la continuità.

Pertanto, da un lato, le imprese hanno la necessità di ottenere nuova liquidità per far fronte agli impegni già assunti pre – Covid; dall’altro, l’utilizzo delle risorse per saldare debiti pregressi le lascerebbe più indebitate e senza strumenti per l’attivazione di un percorso di cambiamento che potrebbe consentire di cogliere le opportunità derivanti da una nuova domanda di mercato.

I dubbi circa l’efficacia della misura adottata dal governo sono tanti. Gli imprenditori avranno il bisogno di tutto il supporto necessario per rimanere sul mercato secondo le regole “della fase 2”, che non sapremo quanto durerà.

Dopo questa introduzione il tema sarà affrontato approfondendo, in particolare, gli aspetti di maggiore impatto: a) gli effetti sulla struttura finanziaria delle imprese già vulnerabili pre Covid-19; b) la responsabilità degli amministratori; c) gli strumenti per la gestione della crisi.

*Professore di Economia Aziendale 

Università Magna Graecia di Catanzaro

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner