Decreto Ristori. Il commento di Felice Caristo (Pd): E' un pannicello caldo, in un inverno freddo"

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Felice Caristo
  07 dicembre 2020 14:51

di FELICE CARISTO*

Un’indagine della Cgia di Mestre dimostra come il decreto legge ristori ha coperto le necessità delle aziende soltanto per il 25%.

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Lo sforzo economico messo in campo dal Governo Conte non ha precedenti. Circa 35 Miliardi di Euro sono state direttamente assegnate alle imprese nonostante ciò, questi aiuti sono stati, per la gran parte dei destinatari del tutto insufficienti.

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L’approvazione dell’ultimo Dpcm, in questo periodo natalizio non consentirà un miglioramento della salute delle attività produttive. Da alcune stime, emerge che i contributi a fondo perduto concessi agli artigiani, ai piccoli commercianti, ai ristoratori e agli esercenti colpiti dal Covid hanno coperto mediamente il 25% circa delle perdite di fatturato subite quest’anno.

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Secondo questo studio almeno 350 Mila piccole e micro aziende di questi settori chiuderanno definitamente la saracinesca entro la fine di questo mese, lasciando senza lavoro almeno 1 Milione di addetti.

È necessario un cambio di marcia, bisogna passare dalla logica dei ristori a quella dei rimborsi. L’indennizzo dovrebbe essere previsto come - in Germania- fino al 70% dei mancati incassi, e si dovrebbero abbattere anche i costi fissi, così come ha stabilito nelle settimane scorse la Commissione Europea.

La conseguenza di tutto ciò se non si applicano delle politiche di impatto forte sarà caratterizzata dalla desertificazione dei centri storici e dei nostri quartieri, poiché non potranno più contare sulla presenza dei tantissimi negozi di vicinato.

L’Unione Europea -sempre secondo questo studio- ha riconosciuto alle piccole imprese una perdita di almeno un terzo del fatturato e quindi la possibilità di vedersi rimborsare dai rispettivi Paesi di appartenenza fino al 90% dei costi fissi.

L’Unione Europea ha anche introdotto una nuova definizione dello stato di inadempienza delle aziende che creerà molti problemi soprattutto a tantissime Pmi. C’è un punto che al prossimo mese di gennaio rischia di mettere in difficoltà tante aziende soprattutto di piccola dimensione. Ci riferiamo soprattutto alla nuova definizione introdotta dall’Unione europea in materia di default. Dopo aver abbassato la soglia di sconfinamento per cittadini e imprese, per evitare gli effetti negativi di crediti deteriorati Bruxelles ha imposto alle banche l’azzeramento in 3 anni dei crediti dei rischi non garantiti e in 7-9 anni per quelli con garanzie reali.

L’applicazione di questa misura indurrà tantissimi istituti di credito ad adottare un atteggiamento di estremo rigore nell’erogare i prestiti, per evitare di dover sostenere delle perdite nel giro di pochi anni. Per quanto riguarda la difficile situazione legata al Coronavirus - lo studio della Cgia di Mestre- sottolinea una condizione diversa da quella vissuta nella primavera scorsa. Le imprese allora erano state costrette alla chiusura ed erano rimaste aperte solo quelle essenziali, oggi gran parte delle attività sono aperte e , in massima parte, sono oggetto di restrizioni alcuni settori nelle regioni ritenute più a rischio contagio.

Ovviamente per queste attività non sono più sufficienti dei semplici ristori, ma è necessario uno stanziamento che compensi quasi totalmente sia i mancati incassi sia le spese correnti che continuano a sostenere.

                                                                                      *Componente Assemblea provinciale Pd

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