di FRANCO CIMINO
E mo’ basta, cacciate Francesco Pollice dalla nostra Città, Catanzaro, il capoluogo di Regione. Ma che vuole questo qui da noi? E che si è messo in testa con quel solito pazzo di Francesco Passafaro con cui , sono quattro anni ormai, ha realizzato un sodalizio culturale di altissimo livello: teatro come struttura al centro della Città più Teatro come rappresentazione di opere al centro della cultura, più organizzazione efficiente delle serate, più i due Francesco, quali direttori delle rispettive imprese, che si fanno trovare all’ingresso e all’uscita degli spettacoli in giacca e cravatta( quelle strane di Passafaro con le giacche strette a ogni aumento di peso) a salutare gli spettatori, divenuti ormai amici con loro e amici tra loro.
Quindi, va mandato via. E che mi importa se è un musicista pluridiplomato, un uomo di cultura plurilaureato, che parla dottamente e scrive dottamente e correttamente nella lingua italiana, la lingua straniera più diffusa tra gli italiani! E che sia innamorato di Catanzaro e abbia intenzione di aiutarla a crescere con la cultura e gli spettacoli di sicuro valore artistico e che voglia farlo da Lametino in una nuova cultura dell’incontro tra le due realtà che sono bagnate dai nostri due mari, come se lo Ionio e il Tirreno volessero, di loro onda, racchiuderli insieme, in un fazzoletto ricamato di ricchezza grande, ma che mi importa? È di Lamezia, questo Polllice o dottore o maestro( sì di musica! ) che chiamar si voglia, questo basta. Anche se basterebbe solo il fatto che non sia catanzarese, per mandarlo via, ché, alla stregua dei migranti, toglie il lavoro a noi di qui! Non lo vedete che da quando c’è lui la cultura a Catanzaro si è spenta?
Forse, è una protesta, che troverei giusta, quella del blocco di talune realtà storiche nel mondo della cultura e del teatro a Catanzaro. Se è colpa di questa presenza antipatica, hanno fatto bene a incrociare le braccia coloro che hanno diverse responsabilità e molta autorità in questo e in altri campi. E che diamine, mica siamo fessi come lui e altri come lui, che con quattro soldi riescono a realizzare programmazioni di alta qualità artistica e pure a poco costo del biglietto o abbonamento. Inoltre, deve essere anche perfido, questo Francesco Pollice di Lamezia, perché si è messo in testa di costruire una rete dei teatri e delle programmazioni lungo l’asse Catanzaro-Lamezia, proponendo sensibili riduzioni del costo del biglietto ai catanzaresi e ai lametini che andassero nell’altra Città a vedere gli spettacoli. Come a volere dire:” venite , ché il parcheggio e la benzina ve la paghiamo noi.” Oppure: “ la cultura unisca ciò che il pregiudizio e la diffidenza, oltre che la politica dei campanili, divide.” Oppure ancora:” catanzaresi e lamentini incontriamoci a Teatro, ché poi a stare insieme fuori ci verrà più facile.”
Sembra dirci queste cose lui, un lametino, a noi, catanzaresi. E per farsi più forte di serve di quel traditore di …come si chiama? ah Francesco pure lui, Francesco Passafaro cavolo di un F P( stampatevele queste sulle maglie o ricamatevele sui polsini delle camicie eleganti, brutti fanatici della malora!). E lasciate stare Daniela degli Amici della Musica o quelli di ADOL o la stessa Tonia Santacroce che vi affianca in programmazioni di alto livello per il suo Festival d’Autunno o l’altra grande della promozione della Cultura, Chiara Giordano, che è per giunta napoletana. Queste due donne straordinarie, pure musiciste, che hanno realizzato, anche quest’anno spettacoli di cui parlano molto anche nel resto del Paese. Pare questi bei signorini e signore si parlano e operano di concerto…in concerto. È colpa sua. Di Pollice e del suo complice Passafaro. Occorre mandarlo via. Non c’è altra scelta. Anzi, mandiamoli via tutti loro insieme, mano nella mano, in fila per due, vedi che spettacolo sarebbe! Parlerò con il Sindaco, lui mi ascolterà, come sempre! Gli parlerò affinché decreti una sorta di espulsione. E senza appello. Ché ha ragione Otello Profazio che cinquant’anni fa già lo diceva. A noi non serve la Cultura, ca chi simu allitterati nui? E a chi ni serva a cultura, ma mangiamu?
Mo’ n’avimu e preparara a Natala e tutti aspettamu u colpu forta, dieci-quindici giorni di luminarie e suoni e musiche e spettacoli per il Corso Mazzini. I commercianti saranno contenti e pure i cittadini che vedranno nel lungo buio i fuochi che fanno sognare. Per fortuna i catanzaresi l’hanno capito bene e non vanno al teatro. Francamente neppure a cinema. Le sale sono, diciamo, poche affollate, nonostante siano tutte al centro del Centro Storico e tutte lungo la bella passeggiata che si snoda tra piazze piccole davanti a Chiese piccole e belle, e tra tanti negozi illuminati e bar ristoranti EPUBer ogni gusto e generazione. Pure le potiche di morzeddru vi sono per arricchire le serate del divertimento e della cultura, e le sale mostre( il Marca e il San Giovanni del Teatro di Calabria e l’ex Stac che pochi di noi è stato salvato da finalità diverse da quelle culturali). Ieri sera ,al Comunale, per il cartellone di AMA, sempre di questo lametino brutto, è andato in scena un’opera intensa, “Nota Stonata”, tratta dal libro di Didier Caron e ben costruita dalla regia di Moni Ovidia, per la recitazione incantevole di Giuseppe Pambieri e di Carlo Greco, tra l’altro catanzarese, come noi. Il pubblico si è spellato le mani per tanti minuti alla fine.
Ma ha dovuto faticare molto per far sentire l’entusiasmo nell’applauso, il teatro era a metà. In peccato? Una colpa, da parte di coloro che si lamentano che a Catanzaro “ on c’è mai nenta” e poi puntualmente non rispondono quando la Città, attraverso l’impegno generoso di volenterosi, chiama. Forse, non ci vanno per sfidare i politici e gli amministratori che di queste sale “ strane” non ne vogliono a che sapere e le disertano per primi? Eh, sarebbe una bella sfida. Una utile provocazione. Che forse si risolverà positivamente quando sarà cacciato, e finalmente, Francesco Pollice di Lamezia e tutti coloro i quali( i nomi li ho fatti sopra, mettiamoci pure i La Rosa, i Corea, i Colacino, i Conforto) danno l’anima per far pulsare di ritmo nuovo il cuore sano di Catanzaro.
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