Depurazione a Lamezia, sigilli a un tratto del canalone industriale che si immette nel fiume Turrina

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images Depurazione a Lamezia, sigilli a un tratto del canalone industriale che si immette nel fiume Turrina

  24 luglio 2024 10:01

Nel  corso di servizi coordinati in materia ambientale, convenzionalmente denominati operazione “DEEP ” per il suo fine primario di controllare attentamente il rispetto delle norme spingendosi in profondità, ovvero al di là delle apparenze e della superficie, frequentemente dissimulate per celare la commissione di gravi illeciti contro la natura, disposto dal Comando Legione Carabinieri “Calabria”, i militari del Comando Provinciale Carabinieri di Catanzaro, unitamente ai Carabinieri del Nucleo Forestale e del Nucleo Ispettorato del Lavoro, hanno effettuato verifiche e ispezioni, particolarmente indirizzate alla prevenzione ed al contrasto dell’inquinamento ambientale, mediante azioni utili a conoscere e valutare il fenomeno in ambito regionale e, nel contempo, valorizzare le funzioni di polizia ambientale affidate in ambito nazionale all’Arma dei Carabinieri ed espresse in particolar modo dalle sue componenti specializzate dipendenti dal Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari.

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Tutto ciò sul fondamentale presupposto che la salvaguardia dell’ambiente è uno dei principali obiettivi nazionali ed europei, tanto da essere destinataria di rilevanti risorse e finanziamenti anche nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il fenomeno del degrado e dell’inquinamento ambientale di acque e suolo ha, infatti, ripercussioni estremamente negative sull’intera società per i potenziali rischi alla salute umana e animale, per la conservazione degli ecosistemi presenti sul territorio, per l’impatto sul sistema economico con particolare riguardo al settore turistico, per il costante pericolo d’infiltrazione della criminalità comune ed organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti, in ragione dei rilevanti interessi economici.

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A Lamezia Terme, i Carabinieri della Stazione Scalo e del Nucleo Forestale, sussistendo i presupposti di cui all’art. 321 c.p.p, hanno proceduto al sequestro preventivo di un tratto di circa 380 metri lineari del canalone industriale, pavimentato in cemento, che dalla zona di San Pietro Lametino, ove insiste l’impianto di depurazione, si immette alla foce del fiume Turrina, con sbocco nel tratto di mare antistante il Golfo di Sant’Eufemia. L’intervento dei Carabinieri scaturisce dalle risultanze dei campionamenti e delle analisi di laboratorio effettuati da ARPACAL, a valle dello sbocco della condotta del depuratore civile di Lamezia Terme, ove sono stati riscontrati valori significativi del batterio Escherichia Coli, nonché di azoto ammoniacale, con possibili profili di inquinamento ambientale. L’attività, preceduta da un’articolata raccolta e analisi di dati informativi, si inquadra nel più ampio monitoraggio finalizzato alla prevenzione ed al contrasto dell’inquinamento ambientale. Le attività di controllo e verifica proseguiranno su tutto il litorale lametino al fine di acquisire informazioni sul fenomeno e pianificare ulteriori mirati controlli.

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In queste settimane i controlli si sono susseguiti in tutto il catanzarese, nell’alto ionio catanzarese è stato controllato un impianto di depurazione, contestando sanzioni amministrative per complessivi 3000 euro in relazione a violazioni accertate in materia di salute e sicurezza del lavoro.

Nella fattispecie, dalle verifiche compiute all’interno dell’impianto di depurazione, sono emerse diverse violazioni sulla sicurezza sul lavoro da parte della società appaltante di alcuni lavori edili, con particolare riferimento alla mancata protezione delle aperture di pozzetti non protetti e alla mancata protezione dal pericolo elettrico poiché di un locale tecnico è stata riscontrata la presenza di cavi elettrici alimentati posizionati sul pavimento.

Nel reventino, i Carabinieri hanno controllato due depuratori di acque reflue urbane risultati privi di autorizzazione allo scarico delle acque. Durante il controllo è emerso che uno dei citati depuratori scaricava direttamente le acque sul suolo.

Nel soveratese, il titolare di un officina, occupando un’area di complessivi 80 metri quadrati, non era in possesso della prevista autorizzazione per l’esercizio dell’attività e aveva stoccato abusivamente rifiuti speciali e pericolosi derivati dalla lavorazione, ovvero: pezzi meccanici, olii esausti, filtri e batterie per auto. Nella circostanza sono stati contestati al titolare illeciti amministrativi per un importo totale pari ad euro 5.164 e si è proceduto alla chiusura dell’attività.

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