Dichiarazioni di Spirlì. Quattro consiglieri chiedono la sfiducia del vice presidente regionale

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Il presidente Nino Spirlì
  06 ottobre 2020 17:42

"Una seduta ad hoc del Consiglio regionale per discutere delle aberranti e incredibili esternazioni a Catania del vicepresidente della Giunta regionale Spirlì".

I capigruppo dell'opposizione Domenico Bevacqua (Pd), Pino Aieta (Dp), Marcello Anastasi (Iric) e Francesco Pitaro (Gruppo misto), ritengono, è detto in una nota, che "quelle espressioni, inequivocabilmente razziste e omofobe, sono palesemente incompatibili con la carica che Spirlì occupa e suscitano allarme e sdegno in tutti coloro che, quotidianamente, si battono per contrastare il linguaggio dell' odio e della discriminazione all'insegna dei principi costituzionali, primo tra tutti il rispetto assoluto della persona umana. I calabresi hanno il diritto di non essere neppure lontanamente accostati a performance così contraddittorie con la loro storica attitudine alla solidarietà e all'accoglienza".

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"Qui non si tratta - aggiungono Bevacqua, Aieta, Anastasi e Pitaro- di un'interpretazione soggettiva del politically correct, come Spirlì vorrebbe derubricare le sue inquietanti enunciazioni. Tantomeno la Presidente Santelli può illudersi di mettere a tacere l'indignazione nazionale, tentando di circoscrivere il tutto agli 'eccessi di un artista'. Qui, al contrario, siamo di fronte a quel linguaggio dei pregiudizi e dell'odio che dilaga sui media sociali e contribuisce ad armare le menti dementi e le mani dei troppi, sempre di più, che passano alle vie di fatto. Un rappresentante delle Istituzioni non può avallare questo linguaggio, senza assumersene la responsabilità dinanzi all'opinione pubblica".

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"Per questo - concludono i capigruppo dell'opposizione - confidiamo che molto rapidamente si arrivi alla giusta, dovuta e attesa determinazione, certi, al contempo, che questa battaglia per affermare un clima di convivenza pacifica e rispetto dell'altro, vedrà attivarsi in Consiglio regionale non solo l'opposizione, ma anche quella parte della maggioranza che non si riconosce nelle posizioni xenofobe, ultraconservatrici e suprematiste".

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