Secondo le accuse, nel 2015, a Sorbo San Basile avrebbe offeso la reputazione di dipendente comunale pur non facendo mai il suo nome in un pubblico comizio spiegando che quest'ultimo lo avrebbe minacciato con un taglierino a non firmare due decreti dirigenziali. E, sempre durante il comizio, avrebbe dichiarato che il dipendente comunale aveva cambiato la destinazione d'uso del suo immobile da bottega artigiana a laboratorio deposito e custodia così da poterlo vendere, altrimenti non avrebbe potuto farlo poiché oggetto di finanziamenti regionali.
Ora, il giudice di pace di Catanzaro, Giuseppe Garzo, ha assolto Sergio Cosentino - difeso dall'avvocato Pietro Mancuso - dal reato ascritto nella seconda parte del capo di imputazione "perché il fatto non sussiste" condannandolo al reato contenuto nella prima parte delle accuse a 300 euro di multa oltre al pagamento delle spese processuali e a 1500 euro quale risarcimento alla parte civile.
Un procedimento "scaturito" nell'ambito di rapporti conflittuali tra le parti: tra Cosentino in qualità (all'epoca dei fatti) di sindaco di Sorbo San Basile e il dipendente comunale che hanno dato origine a più di un contrasto.
"L'attribuzione della condotta (minaccia con un taglierino da parte di un dipendente comunale al sindaco in relazione ad atti d'ufficio) - si legge nella sentenza - è certamente diffamatoria, è stata effettuata alla presenza di più persone in un pubblico comizio e il dipendente in questione era facilmente individuabile nell'ambito della campagna politica per le amministrative di un piccolo paese". Da qui, la condanna per Cosentino.
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