Dipendente fantasma per 15 anni al Pugliese, la Corte dei conti lo condanna in solido con diversi funzionari e dirigenti

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images Dipendente fantasma per 15 anni al Pugliese, la Corte dei conti lo condanna in solido con diversi funzionari e dirigenti

  11 giugno 2024 16:45

di GABRIELE RUBINO

Stangata della sezione giurisdizionale Corte dei conti sul caso del dipendente 'fantasma' che per quindici anni ha percepito lo stipendio senza mai lavorare all'ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. I giudici contabili hanno condannato lui, Salvatore Scumace, e diversi funzionari e dirigenti (seppure con diversa gradazione) dell'azienda ospedaliera per concorso omissivo. 

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Il caso dell'assenteista seriale fece il giro del mondo, ma con questa sentenza la Corte dei conti non si è occupata del danno d'immagine all'ente pubblico bensì di quello patrimoniale. Scumace, dipendente sulla carta del Centro Operativo Emergenza Incendi, sebbene con sporadiche e peraltro irregolari timbrature non ha prestato mai servizio dal 2005 al 2020. Il caso emerse proprio nel 2020 quando scatto l'azione disciplinare (e successivo licenziamento) su impulso degli allora direttore amministrativo Antonio Mantella e commissario straordinario Giuseppe Zuccattelli.

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Scumace è stato condannato al pagamento in favore dell'ex Pugliese (ora Aou 'Renato Dulbecco) di 531.248,27 euro. In solido fra loro per l'intera cifra (e con l'assenteista) per aver omesso di segnalare l’assenza dal lavoro sono stati altresì condannati Maria Cuffari, che è stata responsabile del COEI dal 26.07.2005 al 31.12.2019, Salvatore Calabretta, che è stato Dirigente dell’Area Risorse Umane dal 01.11.1999 al 01.06.2011, e Giuseppe Scalzo, che è stato Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione Aziendale (presso cui era incardinato il COEI) dal 1993 al 01.07.2015. 

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Non per l'intero, ma per la quota di rispettiva responsabilità (poiché temporalmente inferiore) sono stati condannati in solido gli altri convenuti sia Nino Critelli (Responsabile del COEI dal 2010 al 31.12.2019 e nell’ultimo anno Direttore del Servizio di Prevenzione e Protezione Aziendale) per 367.921,83 euro, sia Vittorio Prejanò (Dirigente dell’Area Risorse Umane dal 16.07.2011 all’8.09.2011 e poi dal 19.09.2013 fino al 24.01.19) per 367.921,83 euro e sia Maria Pia De Vito (Dirigente dell’Area Risorse Umane dal 1° febbraio 2019 al 1° agosto 2020) per 38.211,06 euro. 

Massimo Esposito, che è stato Dirigente dell’Area Risorse Umane dal 9 settembre 2011 al 18
settembre 2013, è stato condannato in solido con i primi quattro convenuti per 362.922,96 euro. Infine, non è stata riconosciuta alcuna responsabilità nei confronti di Francesco Citriniti, che è stato il responsabile dei flussi informativi dal 1° settembre 2008 in poi. 

Non ha fatto breccia la tesi difensiva incentrata sul fatto che il sistema di rilevamento delle presenze sarebbe inidoneo a provare una effettiva assenza del soggetto in ufficio, potendo anche verificarsi che il dipendente fosse in realtà presente in ufficio senza risultare tale nel sistema automatico che registrava (ai fini del debito orario) le “beggiature” in ingresso e in uscita. I condannati dovranno liquidare anche le spese legali. 

 

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