di ANTONIO CANNONE
Tiene ancora banco a Lamezia Terme la vicenda legata alle Aste giudiziarie che nelle scorse settimane era sfociata in una corposa inchiesta della procura della Repubblica. Una vicenda ingarbugliata e non chiara fino in fondo, tanto per molti indagati i provvedimenti emessi sono stati successivamente annullati dal Tribunale del Riesame di Catanzaro. L'onorevole Pino D'Ippolito del Movimento Cinquestelle ha in più occasione sollecitato chiarimenti, tanto da presentare finanche un'interrogazione al ministro della Giustizia riguardante il funzionamento dell'Ufficio esecuzioni del Tribunale lametino. "Dopo la mia interrogazione al ministro della Giustizia ha dichiarato il parlamentare pentastellato - è diventato di interesse nazionale il caso dell'Ufficio esecuzioni del Tribunale di Lamezia Terme, in cui si sono registrate gravi anomalie procedurali a discapito di privati". D'Ippolito, nel merito, ha tenuto conferenza nella sala stampa della Camera dei deputati, per presentare il Comitato Diritto e Rovescio, che si prefigge di aiutare le vittime di errori giudiziari, imprese e cittadini. Nel suo intervento all'iniziativa, il parlamentare del Movimento 5 Stelle si è soffermato sulla diffusa prassi dell'"abuso del diritto", portando come esempio la vicenda di "un'azienda agricola dal valore, secondo il perito del Tribunale, di 31 milioni di euro, venduta a 700mila euro dopo 18 aste deserte". Altro episodio esempio del deputato riguarda il "concordato preventivo che pende da 25 anni presso l'Ufficio esecuzioni del Tribunale lametino".
Secondo l'esponente dei 5 Stelle, oggi “ci sono troppi margini di discrezionalità in capo al magistrato, con evidente compiacenza e partecipazione da parte degli ausiliari del giudice, del curatore, dei custodi giudiziari e quant'altro. Tutto questo sistema va rivisto, avendo come capisaldi l'articolo 41 della Costituzione sulla funzione sociale della proprietà e l'articolo 2 della stessa Carta fondamentale, che stabilisce il principio della solidarietà sociale, per il quale sono inammissibili procedure grazie a cui ci guadagnano tutti, tranne il debitore e in alcuni casi il creditore. Io la mia scelta - ha proseguito il deputato - l'ho fatta circa 20 anni fa, quando mi sono accorto di non avere più il pelo sullo stomaco per continuare a difendere una banca che faceva dell'abuso del diritto il suo vessillo. Avevo 5mila cause, ho rimesso tutti i mandati. Questi sono i princìpi che devono ispirare gli avvocati, gli ausiliari del giudice e il magistrato. Non vogliamo che la credibilità della magistratura scenda a livelli prossimi allo zero. Secondo un recente un sondaggio Ipsos oggi, anche per via delle nebbie nel Csm, 2 cittadini su 3 non hanno più fiducia nella medesima. Questi dati - ha concluso D'Ippolito - ci devono fare riflettere e devono ispirare la nostra attività nei nostri rispettivi ruoli".
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