Diritto di replica. I testimoni di Geova a don Antonio Fiozzo: "Noi siamo cristiani"

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  23 marzo 2021 13:56

Riceviamo e pubblichiamo la replica dell’ufficio stampa dei Testimoni di Geova, a firma di Andrea Caliò, in merito all’articolo 'La Pasqua ci interpella su che cosa vuol dire essere cristiani’, riflessione di don Antonio Fiozzo”, pubblicato il 18 marzo u.s. su La Nuova Calabria.

LEGGI QUI. La riflessione. Don Fiozzo: "La Pasqua ci interpella su che cosa vuol dire essere cristiani"

“Non possono definirsi una ‘confessione cristiana’, si legge nell’articolo, “sebbene predichino in base alle loro pseudo-scritture, spesso interpretate in maniera fondamentalista”. In realtà i Testimoni di Geova sono cristiani, ovvero “seguaci di Cristo”, perché hanno fede in Gesù, cercano di seguire i suoi insegnamenti e il suo esempio e ritengono che senza Gesù la salvezza sia impossibile. Non sorprende pertanto che l’enciclopedia Treccani.it (così come altre fonti autorevoli) definisca i Testimoni una “confessione religiosa cristiana”, nonché “se si considerano i cittadini italiani, la seconda religione cristiana del paese”. Il fatto che i Testimoni non credano nella Trinità non inficia in alcun modo il loro essere cristiani.

Al riguardo, ricordiamo che il termine “Trinità” non compare in nessuna traduzione della Bibbia e che il dogma della Trinità fu postulato al concilio di Nicea ben tre secoli dopo la morte Cristo. Che i primi cristiani credessero nella Trinità è, ancora oggi, un assunto quantomeno dibattuto dagli studiosi.

 Proprio perché sono cristiani, anche quest’anno i Testimoni di Geova celebreranno la Commemorazione della morte di Cristo ubbidendo al comando di Gesù riportato nel Vangelo di Luca 22:19. L’evento si terrà in streaming sabato 27 marzo 2021 e vi assisteranno, solo in Italia, oltre mezzo milione di persone. (Per ulteriori informazioni, si può consultare il sito web www.jw.org.)

 In merito alla qualità della principale (ma non unica) traduzione biblica edita dai Testimoni di Geovadi recente il Prof. Simone Turco, comparatista, che si occupa di studi linguistici e letterari presso l’Università di Genova, ha commentato: “La Traduzione del Nuovo Mondo è una versione biblica encomiabile. Pur avendo come obiettivo la leggibilità, non sacrifica l’accuratezza necessaria a trasmettere correttamente la profondità del testo. 

 


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