Diritto e religione. Catanzaro sarà alla conferenza di Miami
Domenico Bilotti
24 ottobre 2021 21:43
di DOMENICO BILOTTI*
Le pratiche di derivazione culturale, ivi comprese quelle religiose, costituiscono ancora un motivo di conflitto, esasperazione e lotta nel mondo. Si sarebbe tentati di concluderne che la religione (e il diritto) siano tornati in fondo al loro ruolo opportunistico di instrumentum regni e che la strumentalizzazione politica dei fatti di coscienza e di sentimento sia più che mai attuale.
Non basta però dire che nulla è cambiato, anzi molto, troppo, in questo mondo globale, è cambiato, senza che ce ne accorgessimo adeguatamente. Crediamo che questo fenomeno riguardi l'Africa e al più il Medio Oriente islamico (lo scivolamento dell'Egitto verso una oligarchia militare o la presa del potere da parte dei Talebani, subito pronti a sedare il dissenso politico e religioso, ripristinando peraltro una serie di divieti contro le donne).
Poi ci accorgiamo invece che l'abuso politico di argomenti culturali e religiosi deforma il vissuto collettivo anche in America Latina, dove, ad esempio in Brasile le chiese pentecostali hanno favorito l'ascesa di una delle peggiori amministrazioni presidenziali di sempre. O in Cina, dove il confucianesimo non riesce a mascherare gli errori della macchina pubblica, o in India, ove il nazionalismo é sempre più spesso il nazionalismo dei partiti hindu avverso le minoranze etnico-religiose. Fenomeni lontani? Solo in apparenza, se pensiamo che nel cuore d'Europa, in Paesi come la Polonia e l'Ungheria, dietro la riscoperta di valori nazionali e tradizioni religiose, stanno ritornando (o aumentando) leggi limitative delle libertà civili in materia matrimoniale, sessuale, di istruzione. E tutto sommato anche in Italia il tema dei rapporti tra uso politico della cultura e diritti della persona é attualissimo: quanto atavico ancestralismo si sforzano di mettere in campo gli ostili ai vaccini e i negazionisti delle epidemie? Quante volte costoro si rifugiano dietro l'idea di castighi divini e identità cristiane o mitologie antidemocratiche sulla politica, sulle migrazioni, sugli stili di vita?
Proprio per questo la Barry University di Miami, con un paniere di docenti e istituzioni accademiche che comprende, tra gli altri, gli studi interculturali sviluppatisi da tempo negli atenei di Cambridge, New York e Chicago, ha convocato, con l'indefesso impegno di studiosi come Chandana Chakrabarti, un momento di riflessione davvero di consistenza internazionale, dedicando la conferenza annuale al tema "Religione, Morale, Spiritualità e Persona Umana, tra Oriente e Occidente".
La piattaforma di tale importante assise globale ci dice che tutti questi fenomeni (e disvalori) cui abbiamo appena accennato sono indici di una forte domanda etica di partecipazione a un mondo del decidere e del vivere che tende a rinunciare alla relazione umana a beneficio dell'usurpazione, della strategia, del sacrificio utilitaristico dei diritti di milioni (o miliardi) di persone. E prova ad articolare una risposta che non finge di guardare altrove, di non agire, di non risolvere, ma che piuttosto di quella inevasa domanda etica si faccia carico. Lo scopo in fondo è evitare, anzi combattere, le due derive tipiche dell'etica e del diritto nel contemporaneo: essere negati dalla presunta neutralità della tecnica, della finanza e della ragione profittevole, oppure essere associati al moralismo sentenzioso ed escludente di "sensibilità" autoritarie vecchie e nuove.
Non vogliamo - e non possiamo - permettercelo e con questo spirito non solo relazionerò alla convention di aprile (parlando della forte carica valoriale della dottrina giuridica confuciana, affinché non divenga solo tattica di governo e bandiera di interessi) ma soprattutto impegnandomi sin d'ora a che gli studenti dell'ateneo in cui insegno riescano a partecipare ai lavori tramite link di pubblico accesso per le sessioni plenarie o, nella auspicata ipotesi di stabilizzazione del quadro pandemico, tramite possibilità di soggiorno erogate dalle istituzioni organizzatrici.
*Docente dell’Università Magna Græcia ci Catanzaro