di FRANCESCA FROIO
Verrà depositato oggi il ricorso al Tar contro l’ordinanza emanata dal sindaco di Soverato da parte dell’azienda SAIBABAR S.R.L., con sede ad Isola Capo Rizzuto, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Pitaro.
Come anticipato qualche giorno fa su La Nuova Calabria, a dettare questa drastica scelta un’ordinanza restrittiva che parrebbe limitare l’orario dell’attività dei bar h 24 ampliandone, inoltre, le responsabilità. Con l’atto del Comune, infatti, i locali potranno aprire esclusivamente dalle 7 alle 20.
Pubblichiamo di seguito l’intervista rivolta a Mario Pietro Samarotto, un consulente che opera all’interno della stessa azienda che ha definito la situazione in corso “un vera e propria doccia fredda in un periodo particolare per le imprese, come quello che si sta attraversando”.
Prima di ricorrere al Tar avete cercato un confronto con il sindaco di Soverato, per provare a limare in qualche modo quest’ordinanza restrittiva che avvertite come mirata nei vostri confronti?
“Sì, e abbiamo cercato di capire il motivo di quest’ordinanza, visto che la nostra attività su Soverato è iniziata a febbraio 2019 e non ha mai causato nessun tipo di problema e visto che ci siamo sempre e comunque dimostrati sensibili a temi come l’ambiente e lo smaltimento dei rifiuti, cercando, nell’ambito delle nostre attività, di tenere più possibile pulito sulle aree esterne, nel rispetto di tutti. Abbiamo quindi chiesto delle spiegazioni al sindaco, che però non ci ha dato risposte convincenti e questo si evince anche leggendo la stessa ordinanza”
A cosa si riferisce nello specifico?
“Basta leggere per comprendere che sono sollevate delle questioni di ordine pubblico che appaiono un po' forzate, per citarne una: “ Facilita a soggetti equivoci l’utilizzo di detti locali quale area di ristoro e sede di frequentazioni ed appuntamenti privati e non consente alle forze dell’ordine un’adeguata attività investigativa preventiva”
I vostri dispositivi sono dotati di impianti di videosorveglianza che potrebbero monitorare questo aspetto?
“Assolutamente sì, ogni struttura possiede delle telecamere che a noi consentono di verificare il funzionamento dei distributori e contemporaneamente qualora ci fosse una situazione di pericolo, di danneggiamento o anomala dal punto di vista di ordine pubblico vi è la possibilità di verificare”.
Un altro aspetto che, oltre a lasciare l’amaro in bocca, suscita polemica è il punto in cui si afferma “ Fino ad espressa revoca”. Cosa significa per voi?
“In teoria significa che il sindaco può mantenere quest’ordinanza per sempre, se non viene fatto un ricorso. Anche qualora le condizioni che hanno provocato l’ordinanza cambino se il sindaco non si ricorda di annullarla quest’ordinanza avrà valore a tempo indeterminato”.
Un danno sicuramente economico vissuto a livello globale dall’azienda, ma anche e soprattutto dai dipendenti, molti dei quali costretti al regime di cassa integrazione, dettato dal periodo già difficile che si sta attraversando a causa dell’emergenza covid 19, al quale si aggiunge inoltre la forte delusione dal punto di vista umano, stando a quanto ci racconta.
“Sì, capisce bene che dopo un periodo così difficile, la stagione estiva nella quale ci siamo addentrati e l’allentamento delle misure restrittive che sta interessando un po' tutte le attività commerciali, rappresentavano per noi tutti la speranza di piccoli passi verso una rimessa in carreggiata. Ma se ci impediscono di lavorare proprio nelle fasce orarie in cui è maggiore il servizio, questa speranza svanisce totalmente. Per quanto concerne il lato umano la delusione aumenta se si riflette sul fatto che in piena emergenza covid, davanti la possibilità di rimanere aperti, correndo non pochi rischi, noi lo abbiamo fatto garantendo un servizio a tutti coloro che ne avevano bisogno, nella massima sicurezza”.
Nella lettera aperta inviata qualche giorno fa in redazione lei ha denunciato il fatto che chi vuole lavorare seguendo le regole spesso perde, cosa significa?
“Significa che sulla mia pelle ho visto che spesso chi vuole lavorare onestamente, rispettando le regole, si sente il fesso di turno, perché viene penalizzato ingiustamente”.
In alcuni contesti si è parlato anche pubblicamente di concorrenza sleale, cosa vuole dire riguardo a questa accusa?
“Semplicemente la verità, la nostra è un’attività legittima, normata e regolata, dunque nulla che crei concorrenza sleale. Certamente in concorrenza con alcune attività commerciali in relazione al fatto che vendiamo alcune materie a prezzi leggermente inferiori, perché non abbiamo personale fisso presente all’interno di questi locali, ma abbiamo comunque dei limiti di vendita. Inoltre sono diversi i target solitamente. Dove siamo presenti da diversi anni ad esempio nessuno si è mai lamentato di concorrenza sleale o danni al fatturato”.
Cosa sperate di ottenere attraverso il ricorso al Tar?
“Speriamo prima di tutto che quest’ordinanza venga annullata e nel momento in cui emergeranno le motivazioni, se le motivazioni saranno ritenute valide a contestare l’impianto dell’ordinanza, chiederemo anche un risarcimento danni, perché averci interrotto in questa fase (e non sappiamo ancora per quanto) l’attività serale, significa aver dimezzato i ricavi della nostra attività su Soverato”. Noi siamo presenti su diverse città calabresi e abbiamo sempre cercato e trovato un dialogo con tutte le autorità. Ciò che ci penalizza è che molto spesso nell’ analizzare il nostro tipo di lavoro ci troviamo di fronte a persone che non conoscono la nostra realtà. Non conoscendo la nostra realtà mettono in atto delle indicazioni che ci creano dei danni. E sono legate al fatto che pensano che il non avere il personale presente h 24 sia una mancanza, perché abbinano la responsabilità alla persona presente. Per superare questo limite basterebbe riflettere sul fatto che diversi sono i distributori automatici entrati nella routine e nella consuetudine delle persone, per citarne qualcuno i distributori di sigarette o quelli siti all’esterno delle farmacie, allora perché non anche i bar h24?"
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