di Gaetano Marco Giaimo
Virgilio e Beatrice come due diversi modelli di Intelligenza Artificiale e l'universo dantesco come "metaverso": sono queste alcune tra le riflessioni che, oggi pomeriggio, sono state discusse durante "La Divina Commedia, tra manoscritti, algoritmi e informatica", convegno organizzato in collaborazione tra 'A Filanda Università della Terza Età e del Tempo Libero, Rotary Club Catanzaro, Società Dante Alighieri Catanzaro e Teatro di Calabria Aroldo Tieri. Nella Sala Sancti Pietri dell'Arcivescovado di Catanzaro, Marcella Crudo e Roberto Mellea hanno presentato la propria ricerca, accompagnati dalla lettura di alcuni passi dell'opera del Sommo Poeta da parte di Aldo Conforto e dal commento in chiusura di Elena de Filippis.
Dopo i saluti iniziali dei presidenti delle varie associazioni coinvolte, Marcella Crudo ha spiegato come l'idea di questo lavoro sia nata grazie a una riflessione sul libro "Dante nel mezzo dell'Infosfera" di Mauro La Spisa: la curiosità sull'argomento ha portato allo studio su come Dante si colleghi alla Filosofia dell'Informatica. In un percorso che vede in internet la "selva oscura" nel quale l'utente si deve districare, con le Fiere che diventano allegoria di seduzione delle distrazioni, cyberbullismo e avidità insaziabile che sfocia in dipendenza da web, la redenzione e la salvezza a cui si aspira nell'opera dantesca possono arrivare nel mondo virtuale solo tramite autodisciplina e senso critico.
Roberto Mellea ha poi elaborato in modo più tecnico il rapporto tra il viaggio di Dante e il mondo dell'informatica: tra algoritmi, simbologia numerica e sistema binario, l'ingegnere ha spiegato all'uditorio come la Divina Commedia sia un vero e proprio "metaverso" all'interno del quale l'avatar Dante interagisce con gli ambienti virtuali che crea e con i personaggi presenti al loro interno, dando vita a un'esperienza immersiva che condivide con tutti gli utenti. Tramite l'applicazione di veri e propri algoritmi, Alighieri costruisce un mondo con delle regole e degli schemi ben precisi, con grande attenzione al significato dei numeri che contribuiscono a comporlo, all'interno del quale ogni passo che compie porta ad un avvicinamento o un allontanamento dalla salvezza, suo ultimo obiettivo. Molto interessante è anche la riflessione su Virgilio e Beatrice: le due guide hanno caratteri profondamente diversi tra loro, quasi come due Intelligenze Artificiali programmate in modo differente, e Dante dialoga con loro per evolvere ed apprendere sempre più fino alla comprensione della realtà più alta, anticipando, di fatto, l'esistenza delle guide digitali che accompagnano l'uomo nel suo percorso di conoscenza.
Le conclusioni sono state affidate ad Elena de Filippis: "Ogni volta che ci si raccoglie attorno a Dante, non si può fare a meno di percepire il fascino straordinario della sua capacità creativa e della sua intelligenza senza limiti di alcuna natura. Il Sommo Poeta è un visionario non perché parlò dei regni dell'Oltretomba, ma per il modo in cui lo ha fatto, riuscendo, poco prima di morire, a dire di Beatrice quello che nessun altro aveva detto mai di alcuna". Per concludere, la discussione si sofferma nuovamente sull'importanza dei numeri nella Divina Commedia: "Il numero più importante è il 10, che ci riconduce anche a Pitagora, contiene tutti i numeri primi pari e dispari ma soprattutto contiene l'1, che è il tutto, essere e divenire congiunti nell'unità originale, rappresentata dal Paradiso".
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